Criminalità organizzata, Dia: ci sono legami con l’area salernitana

Katiuscia Stio

Hanno permesso di stabilirlo le operazione dell’antimafia

Le recenti e significative operazioni della DIA hanno permesso di stabilire un collegamento tra la criminalità organizzata e l’aera salernitana.
Nell’area cilentana i reinvestimenti fatti da clan Fabbrocino, di Nola, appartenente alla nuova famiglia di Carmine Alfieri, in zona Capaccio, Paestum, Agropoli, Roccadaspide, ha portato la Dia di Napoli, circa un anno fa, a sequestrare un ingente patrimonio immobiliare ( terreni e abitazioni). Patrimonio immobiliare nel Cilento nel quale, appunto, il clan Fabbrocino, avevano investito i propri proventi delittuosi. La cammorra napoletana, l’ala Fabbrocino aveva visto nel Cilento una possibilità di reinvestimento dei riciclaggio.

Nell’area Agro nocerino sarnese, invece, il 18 ottobre 2016, la Dia di Salerno sequestra a Cava de’Tirreni, i beni di Domenico Lamberti, classe ’46, affiliato al clan di Pasquale Galasso. Confiscati beni per un valori di circa 5milioni di euro, cinque unità immobiliari, due terreni, sei società attive nella vendita di prodotti petroliferi -pompe bianche di benzina. Questo a ragione perché Mimmo (Domenico) Lamberti, Cava de’Tirreni, nel 2009, è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a cinque anni e sei mesi per associazione di tipo mafioso, 416 bis. Sentenza: «(…) imprenditore capace di rapportarsi con personaggi di notevole spessore criminale (Alfieri e Galasso), tanto che veniva ammesso a partecipare alle riunioni camorristiche riservate che si tenevano presso la masseria di Carmine Alfieri. (…) il contributo prestato dal Lamberti si qualificava in termini di piena e consapevole adesione ad uno degli scopi principali dell’associazione criminale in argomento, quello dell’accumulo di ricchezza provento di attività criminosa». Ennesima conferma che la “nuova Famiglia”, Fabbrocino-Alfieri, Galasso-Alfieri, rinvestiva tramite soggetti prestanome in terreni, case, pompe bianche. Questa condanna ha permesso il sequestro per la confisca.

Grazie all’operazione “Frontiera” dei RoS invece si è dimostrato quanto i confini tra Campania, Basilicata e Calabria siano facilmente valicabili e come l’unica via che colleghi l’interland napoletano con la Calabria passi necessariamente per il Cilento e Vallo di Diano.

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