L’omicidio Vassallo legato al blitz antimafia in Campania e Calabria

Katiuscia Stio

Vassallo denunciò un traffico di stupefacenti a Pollica gestito proprio dai Muto.

Il blitz contro il clan Muto di Cetraro, l’esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di 58 persone indagate, tra cui 4 di Sala Consilina, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, usura, illecita concorrenza con violenza e minaccia ed altri delitti e, contestualmente, l’ esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 7 milioni di euro, dell’operazione Frontiera, sono partiti da un troncone dell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica ucciso nel 2010.

É quanto emerso dalla conferenza stampa svoltasi a Cosenza per illustrare i particolari dell’operazione Frontiera portata avanti dalla Dda di Catanzaro. L’era di Muto finisce ma la vicenda potrebbe offrire una nuova chiave di lettura sull’omicidio di Vassallo?
Franco Muto, classe 1940, indicato dalla magistratura come uno dei dieci boss più potenti della ‘ndrangheta, detto anche Ciccio “ù luongu”, è conosciuto negli ambienti come il “Re del pesce”. L’appellativo regale se l’è guadagnato gestendo, per oltre 30anni, in esclusiva il traffico e il commercio del pesce che, tuttora, viene smistato dal porto di Cetraro e distribuito da Amantea (Cs) a Lagonegro (Pz) e, in un’area a forte impatto turistico, i servizi di lavanderia industriale delle strutture alberghiere e della vigilanza in favore dei locali d’intrattenimento della fascia tirrenica cosentina e del basso Cilento.

L’operazione “Frontiera” non fa altro che dimostrare quanto i confini tra Calabria, Basilicata, Campania siano facilmente valicabili dai signori dalla droga, e come l’unica via che colleghi l’interland napoletano con la Calabria, passi necessariamente per il Vallo di Diano ed il Cilento. Angelo Vassallo era il sindaco di un territorio dove, fin dagli anni Novanta, era stata consolidata l’alleanza tra la camorra campana e la ‘ndrangheta calabrese. Vassallo denunciò, tra l’altro, un traffico di stupefacenti nel territorio di Pollica che poi si é scoperto essere gestito proprio dai Muto. Ed è seguendo la strada della droga che gli inquirenti, guidati dal procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, hanno ricostruito l’impero del clan Muto, da Cetraro, in Calabria. Un impero che vede il Vallo di Diano, e il sud della provincia di Salerno, il Cilento, come parte integrante del territorio. Tra i quattro salesi indagati compare il nome di Vito Gallo in storici rapporti, secondo quanto emerso dalle indagini, con Franco e Luigi Muto e con Pietro Valente, rappresentante della ‘ndrina di Scalea, federata agli stessi Muto. I rapporti tra Muto e i salesi si consolidano negli anni in cui il capo clan è ospite obbligatorio a Sala Consilina. Il connubio camorra e ‘ndrangheta da il via ad una lunga scia di affari criminali gestiti da Franco Muto negli anni della “villeggiatura forzata”, droga nel Vallo di Diano (poi consegnata ai clan di Torre del Greco e Secondigliano), e non solo, sfruttamento delle risorse del territorio di diretta influenza, attraverso una serie di attività fittiziamente intestate a prestanomi mediante le quali assumevano il controllo monopolistico di importanti settori commerciali anche nel basso Cilento.

L’indagine ha inoltre documentato, anche attraverso una serie di mirati interventi repressivi, un’intensa attività di narcotraffico realizzata dagli appartenenti alla cosca MUTO principalmente su due piazze di spaccio individuate nei centri di Sala Consilina e Praia a Mare (CS), sfruttando diversificati canali di approvvigionamento, utilizzati in base al tipo di sostanza commercializzata, tra i quali rilevano quelli con il clan camorristico dei Nuvoletta di Marano di Napoli e con altri sodalizi del comprensorio vesuviano. E se di paesi vesuviani si parla non si può non ricordare che c’è una traccia che lega la morte del sindaco di Pollica ai paesi vesuviani. Un indizio al quale si cerca un riscontro e che conduce dal Cilento a Scafati e ai paesi vesuviani.

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