Addio allo storico Claudio Pavone, aprì il dibattito sulla resistenza come guerra civile

Antonella Agresti

Aveva origini cilentane

TORCHIARA. Si è spento nella giornata del 29 novembre Claudio Pavone, storico i cui genitori erano originari del centro cilentano, dove risiedono ancora amici e parenti e che negli anni scorsi gli aveva conferito la cittadinanza onoraria.

Nato nel 1920 (oggi avrebbe compiuto 96 anni) Pavone crebbe sotto la dittatura che non gli impedì di maturare una coscienza civile. Nel dopoguerra, svolse il lavoro di archivista. Ebbe un ruolo importante nella sistemazione dell’Archivio Centrale dello Stato. Dalla metà degli anni Settanta riceve un incarico all’università e fino alla pensione sarà professore a Pisa.

La sua opera più famosa porta come sottotitolo “Saggio storico sulla moralità nella Resistenza”. Il libro per la prima volta la lente storiografica sulle motivazioni, i comportamenti, le aspettative dei partigiani. Un’opera cardine della storiografia, che “sdogana” la nozione di guerra civile, fino a quel momento invalsa soltanto nella pubblicistica neofascista.

A ricordare Pavone è il suo amico e collega prof. Francesco Volpe che così lo descrive: “Storico di fama, noto soprattutto per gli studi sulla Resistenza, della quale nel 1991 sdoganò la nozione di “guerra civile”, fin allora invisa alle sinistre e poi accettata.” Il Prof. Volpe ricorda anche di quando il 30 maggio 1998 presentarono, insieme, un’opera sul ministro Andrea Torre presso il liceo classico di Agropoli e conclude definendo il compianto collega “persona amabile e preparata.”

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