Monsignor Ciro Miniero: «Il Cilento è un territorio martoriato»

Arturo Calabrese

«Il nostro è un territorio martoriato, il Governo faccia qualcosa»

I problemi che attanagliano il Cilento sono innumerevoli. Spopolamento dei piccoli centri, bassissima natalità, mancanza di posti di lavoro, strade dissestate e, ultimo ma non meno importante, il disastro della sanità sono le emergenze che bloccano un territorio e non danno possibilità di sviluppo. Sulla questione lancia il suo grido d’allarme anche il vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania Ciro Miniero, intervenuto ad un incontro pubblico a Cannalonga. Lo fa con parole forti e decise, non lesinando accuse e inviti agli amministratori: «Il Cilento è un territorio martoriato – dice –  utilizzare parole come “difficoltà” è sbagliato. Dobbiamo piuttosto parlare di un vero e proprio massacro. Il non poter raggiungere il Cilento con agevolezza, il non poterlo percorrere a causa di strade a dir poco dissestate sono sinonimi di abbandono del territorio. In questi bellissimi luoghi la vita è ogni giorno sempre più difficile, una salita sempre più irta». Miniero è napoletano e ricopre la carica di vescovo di Vallo dal 2011, quando succedette a Giuseppe Rocco Favale. In questi 6 anni ha imparato a conoscere bene il Cilento ed ha visitato spesso i piccoli centri, scoprendo le tante realtà e le meraviglie che il territorio offre ma, soprattutto, è stato colpito dalle emergenze: «I cilentani vivono in una preoccupante precarietà, a partire dalle strade fatiscenti alla mancanza di un servizio sanitario adeguato. È doveroso che tutti questi problemi – aggiunge – siano fatti presenti alle autorità politiche locali e regionali ma in particolar modo a chi ci amministra da ancora più in alto. Il nostro grido d’allarme deve raggiungere il Governo centrale, la Camera dei Deputati, il Senato. Di queste priorità deve farsi carico chi ci rappresenta in queste importanti sedi. Se ciò non bastasse – continua il vescovo Miniero – bisogna andare al Parlamento Europeo, facendo capire a Bruxelles le priorità da affrontare per il nostro Cilento». La ricetta di Miniero per uscire dal pantano in cui si ritrova il territorio è molto semplice e parte da lontano. Ognuno può dare il proprio contributo, prezioso seppur effimero, per la causa: «Le cose da fare sono poche ma di estrema importanza: i politici devono darsi da fare ed impegnarsi al massimo, anche più delle loro stesse possibilità. I semplice cittadini, invece, possono fare poco ma si tratta di azioni molto concrete e dalla grande importanza strategica – le parole del Monsignore – si deve creare una rete che unisca i vari centri ed una sinergia tra i cilentani. Si deve fare squadra e battersi affinché queste piaghe vengano curate una volta per tutte, diventando finalmente uno sgradevole ricordo. Un altro ostacolo da superare sono i campanilismi – continua – spesso ci sono più campanili nello stesso paese che sfociano in sterili lotte di quartiere dalle quali nessuno può trarre il benché minimo giovamento. Abbatterli, dunque, è la priorità al fine di affrontare il problema uniti e compatti. Con le divisioni non si crea futuro, non si creano possibilità ed alternative per i nostri figli». Miniero conclude poi il suo intervento elogiando il territorio: «Abbiamo unicità che ci permettono di essere allo stesso livello di altri luoghi, di altre località. Eccellenze paesaggistiche, storiche, architettoniche ed enogastronomiche che tutti ci invidiano. Queste eccellenze devono essere il nostro futuro ma con questo stato delle cose non garantiscono a chi abita il territorio uno stile di vita dignitoso».

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