Piano sanitario, è polemica: sindacati valutano di impugnarlo

"Ospedale di Agropoli non garantisce assistenza". Problemi anche a Roccadaspide e nella Piana del Sele.

Di Redazione Infocilento

“Ospedale di Agropoli non garantisce assistenza”. Problemi anche a Roccadaspide e nella Piana del Sele.

“Da un Commissario governativo, scelto in maniera condivisa anche dalla Regione Campania, ci si aspettava soluzioni innovative alle problematiche sanitarie e non un’elencazione di problematiche sociali risapute da anni ed una copia e incolla di dati statistici elencati nel D.M. 70 / 2015″. È quanto sostiene Rolando Scotillo della FISI che attacca il piano sanitario varato dalla Regione: questo non garantirebbe i livelli necessari di assistenza.

“Dal Piano predisposto con Decreto n 33 del 17 maggio si evince chiaramente che tutta la più alta specialistica medica e chirurgica è stata regalata a Napoli residuando per il restante territorio campano solo specialità di base e specialità a bassa, media ed elevata assistenza”, prosegue il sindacalista secondo cui tutto era già previsto. “Lo avevamo denunciato: le norme del D.M. 70 che dettano le modalità operative per la costruzione delle reti di assistenza o si applicano pedissequamente o, in caso di interpretazioni, è giusto interrogare il territorio, ed il territorio non è stato interrogato! -continua Scotillo – in questo Piano Ospedaliero, per ciò che attiene all’area salernitana, gli stabilimenti ospedalieri della Valle del Sele (Roccadaspide, Oliveto Citra, Eboli e Battipaglia) sono stati umiliati e mortificati mentre ciò che è stato previsto per Agropoli è totalmente insufficiente a garantire una idonea assistenza in urgenza ed emergenza sul territorio agropolese”.

“Il D.M. 70 /2015 – evidenzia ancora – sancisce che gli Ospedali di Nocera, Scafati, Sarno, Eboli, Vallo della Lucania (ASL SALERNO) e Cava dei Tirreni (Azienda Ospedaliera di SALERNO) dovrebbero essere considerati Ospedali di Base sede di pronto soccorso con posti di OBI (osservazione breve intensiva) con il riferimento comune di un unico HUB di II° livello che assimilerebbe a sé tutti gli interventi previsti anche nell’Ospedale sede di DEA di I ° livello e cioè il “S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”. Se deroghe, poi, si dovevano prevedere esse erano prevedibili per il Presidio Ospedaliero di Roccadaspide che, essendo lontano più di 90 minuti da un DEA di I livello e più di 60 da un Presidio di Base, doveva essere individuato quale Presidio di Base”.

Non convince, quindi, il piano presentato da Polimeni: “Una prima violazione dei LEA operata dal Piano Ospedaliero presentato, per ciò che attiene al territorio della Valle del Sele, la ritroviamo nella dotazione di posti letto previsti ovvero 392 per acuti e 24 per riabilitazione e lungodegenza in luogo di un fabbisogno pesato per patologia ed età di circa 800 posti letto previsti dal D.M. 70 /2015. Sulla Ostetricia, Ginecologia e Pediatria, poi, mentre vengono previste deroghe francamente non capibili dove si vuole, rimane sottostimato il fabbisogno di posti letto per l’area della Valle del Sele e non vengono date risposte sufficienti sul parto fisiologico e naturale e su metodiche alternative all’utilizzo massivo del parto cesareo in tale area anche a compensazione delle carenze di fabbisogno”, dice Scotillo.  Ma non sono solo queste le criticità individuate: questo piano, pur essendo improntato su un modello del tipo HUB & SPOKE, “non individua percorsi di cura nell’ambito delle reti di assistenza individuate e non è presente o individuabile un algoritmo di calcolo dei costi ovvero non sapremo mai il costo del piano se non a consuntivo e quindi non vi è una dimostrazione scientifica che vi sarà un aumento della qualità dell’assistenza ed una diminuzione di spesa. Il rischio è che, nel mentre per il napoletano possono esserci solo miglioramenti, per il popolo salernitano e per la popolazione della Valle del Sele sono previsti solo costi connessi ad una mortificazione ed umiliazione dei Presidi Ospedalieri della zona”.

“Dal canto nostro – conclude Scotillo – parleremo con il territorio e con le associazioni portatrici di interesse diffuso e valuteremo se impugnare l’atto da noi ritenuto al momento lesivo dei diritti alla salute del nostro popolo.”

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