Choc in Cilento, corpo di un 68enne ritrovato in un burrone

Redazione Infocilento

L’uomo soffriva di crisi depressive ed era una malato terminale. Potrebbe essersi ucciso. Si indaga sul caso.

SANT’ANGELO A FASANELLA. Tragico risveglio per la comunità del Fasanella. Il corpo esanime di un uomo è stato ritrovato in un burrone profondo 15 metri. La macabra scoperta è avvenuta alle prime luci dell’alba dalla moglie che ha immediatamente allertato i carabinieri. E’stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per il recupero del cadavere, ritrovato in un punto difficile, con poco spazio per le manovre, dello scosceso dirupo. L’ispezione cadaverica del medico legale non ha riscontrato segni di violenza per cui si parla di suicidio. A sostenere la tesi degli inquirenti anche la famiglia che l’avvalora parlando di periodo depressivo dell’uomo. M.L. 68 enne, era malato terminale. Dimesso dall’ospedale da tre settimane aveva fatto ritorno a casa ma «aspettava la morte» afferma un amico di famiglia. Un tumore ai polmoni non gli lasciava scampo. Non usciva di casa, era collegato ad una bombola di ossigeno e il suo umore era sempre più depresso. La sofferenza fisica e la consapevolezza di avere i giorni contati hanno avuto un peso insostenibile. L’uomo si è gettato dalla finestra della propria abitazione, che affaccia a strapiombo sul burrone, nella nottata tra martedì e mercoledì. I carabinieri della locale stazione di Sant’Angelo a Fasanella, coordinati dal comando di Sala Consilina, i vigili del fuoco del Distaccamento di Sala Consilina, l’ambulanza del Saut di Bellosguardo, hanno agito con grande discrezione tanto che la popolazione si è resa conto dell’accaduto attraverso il passa parola dei vicini di casa. Il gesto dell’uomo è stato letto come disperazione del dolore «Conoscendolo, penso, non abbia voluto pesare sulla famiglia. Soffriva moltissimo e si era chiuso in silenzio. Giorni fa ho chiesto di lui alla moglie, “aspetta la fine” mi ha risposto.»- racconta l’amico di famiglia. Gran lavoratore M.L. era stato emigrante in Germania da cui aveva fatto ritorno una trentina di anni fa. Si dedicava all’agricoltura e curava con smodato amore il nipotino. Poi la malattia. E c’è chi afferma che se l’autanasia fosse legale non si assisterebbe a gesti del genere. Le modalità per porre fine alla propria vita ricadono nel diritto all’autodeterminazione. Malattie invalidanti, perdita del controllo sulla propria mente e sul proprio corpo, stati comatosi irreversibili, dipendenza da altri possono rappresentare perdita della dignità personale e desiderio di terminare una non-vita. Il gesto del compianto M.L. apre un dibattito di non facile soluzione ed crea una ferita nei cuori della comunità santangiolese che si apprestava a far festa al Santo Patrono Michele Arcangelo.

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