Ritorno della caccia al lupo: proteste anche dal Cilento

Fiorenza Di Palma

La caccia al lupo è prevista in un piano del Ministero dell’Ambiente, ma sul caso non mancano polemiche.

Il Piano di convenzione e gestione del lupo elaborato dal Ministero dell’Ambiente e in corso di discussione, potrebbe riaprire in Italia la caccia a questo animale, sospesa ormai da 45 anni.

Il documento, in particolare, prevede che si possa sparare qualora sussistano determinate condizioni di carattere sociale ed economico determinate da danni al bestiame, o condizioni di forte tensione sociale. In questi casi è ammesso il prelievo che comunque non può eccedere il 5% all’anno della popolazione di questi animali in Italia.

La possibilità che riprenda la caccia al lupo ha allarmato le associazioni ambientaliste che sono già sul piede di guerra. In molti, infatti, fanno notare che la caccia illegale al lupo è sempre stata in atto e ha superato il tetto del 5%. Inoltre l’uccisione di questi animali rischierebbe di alterare gli equilibri nei branchi, alterandone i comportamenti.

Sabatino Troisi, veterinario e responsabile del progetto lupo per il Parco del Cilento e del Vallo di Diano, è uno di coloro che si è schierato per il “no” alla caccia al lupo.

“Si deve continuare a sensibilizzare gli allevatori affinché adottino efficaci forme di difesa del bestiame. I cani maremmani, per esempio, sono un baluardo eccezionale. Non meno importante è l’utilizzo di recinzioni elettrificate, a prova di incursione di lupo”, spiega al Corriere del Mezzogiorno. Inoltre, qualora ci siano danni dovuti ai lupi, precisa, esistono degli indennizzi. “Nel 2015 nel Cilento il Parco ha erogato 25.000 euro agli allevatori danneggiati”.

Un “no” fermo, che arriva da un territorio come quello del Parco Nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni che da oltre un anno, in sinergia con gli altri parchi dell’Appennino Meridionale, ha dato vita ad un progetto di tutela del Lupo Appenninico, finalizzato allo studio della distribuzione della specie sul territorio, al monitoraggio e alla stima dei branchi, alla loro localizzazione all’interno dell’Area Protetta.

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