“Verso via D’Amelio: i 57 giorni”, Ottati ricorda Paolo Borsellino nel 31esimo anniversario della sua morte

Forte la partecipazione dei cittadini all’evento denominato: “Verso via D’Amelio: i 57 giorni”

Alessandra Pazzanese

Nell’anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio di 31 anni fa in un attentato ad opera della mafia contro la quale combatteva, il comune di Ottati, guidato dal sindaco Elio Guadagno, ha organizzato una giornata commemorativa. Il momento dedicato al ricordo si è tenuto nello spazio esterno del Convento dei Domenicani in cui sorge anche il Palazzo Municipale e si è avvalso della presenza del Prefetto di Salerno, Francesco Russo; dell’assessore alla Legalità della Regione Campania, Mario Morcone, dei sindaci e degli amministratori locali e di tante istituzioni civili e militari.

Un’importante giornata commemorativa

Forte la partecipazione dei cittadini all’evento denominato: “Verso via D’Amelio: i 57 giorni”, un titolo tratto dal testo del portale 19luglio1992.com letto ed interpretato magistralmente, durante la serata, da Enzo D’Arco. Il portale è stato ideato dai membri del “Movimento Agende Rosse”, cittadini attivi affinché sia fatta piena luce sulla strage del 19 luglio 1992 nella quale furono uccisi, oltre al Magistrato Paolo Borsellino, anche gli agenti di Polizia Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli.

“Movimento Agende Rosse”

Il Movimento nacque su impulso di Salvatore Borsellino che, il 15 luglio 2007, scrisse la lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di Stato” nella quale affermò che la ragione principale della morte del fratello Paolo era da ricercarsi nell’accordo di non belligeranza stabilito tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra in seguito ad una trattativa fondata sul tritolo adoperato per le stragi in Sicilia del 1992.

Il giudice Paolo Borsellino morì a soli due mesi di distanza dalla strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio, anche quello fu un attentato di stampo terroristico-mafioso che costò la vita al suo amico e collega Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

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