Sharenting: la sovraesposizione mediatica dei bambini viola la loro privacy

Con l’avvento dei social la propensione dei genitori nel condividere i traguardi, anche quotidiani, dei propri figli è cresciuta sempre di più

Francesca Scola
Foto minori sui social

Più di 300 foto online ogni anno. C’è il rischio che questi contenuti finiscano su siti pedopornografici. Questo l’allarme lanciato dai pediatri italiani contro lo sharenting: pratica di condivisione frequente delle immagini dei propri figli sui social.

Le dichiarazioni della Presidente della SIP – Società Italiana di Pediatria

Per la Presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), Annamaria Staiano, «è importante supportare i genitori, bilanciando la naturale inclinazione a condividere con orgoglio i progressi dei figli con l’informazione sui rischi legati a questa pratica».

Con l’avvento dei social la propensione dei genitori nel condividere i traguardi, anche quotidiani, dei propri figli è cresciuta sempre di più, spesso portando alla diffusione di informazioni sensibili quali: nome, età, residenza. Secondo uno studio che è stato condotto in Europa sono circa un migliaio le immagini pubblicate sui social dei bambini prima dei cinque anni. Il social network con la principale esposizione minorile è Facebook.

Lo studio nel dettaglio

Questa ricerca mira a diffondere la consapevolezza dei rischi in cui si può incorrere condividendo una quantità di contenuti eccessiva dei propri figli. Il Prof. Pietro Ferrara, pediatra responsabile del Gruppo di Studio per i diritti del bambino della SIP, afferma che spesso i genitori intendono documentare la crescita dei propri figli, trasformando il proprio profilo social in un diario dal quale essi intendono trarre supporto emotivo, condividendo preoccupazioni o informazioni in merito. Gli effetti di questa pratica ricadono, però, direttamente sui minori, poiché l’inconsapevole mediatizzazione di ogni istante della loro vita può portare ad una diffusione illimitata di informazioni sensibili.

Queste informazioni rischiano di essere utilizzate in maniera impropria da altri, da sconosciuti o possono essere anche fonte di imbarazzo futuro una volta diventati adulti. Inoltre, vi è il rischio di definire a priori l’identità dei bambini, togliendogli il diritto ad autodefinirsi.

È importante, secondo i pediatri e secondo la normativa italiana, rispettare la privacy dei minori e il loro consenso in merito ad informazioni private.

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