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L'annus horribilis dell'olio: olivicoltori in crisi e prezzi alle stelle

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Stella Cilento. Niente olive, frantoi in ginocchio. E' questo il risultato dell'insolito clima tropicale che ha caratterizzato la scorsa estate. Aria umida e piogge inusuali per il periodo, hanno fatto sì che l’annata olivicola fosse un disastro inaspettato per le imprese del Cilento. In molti casi si sono registrati raccolti inferiori del 70% rispetto al 2013.La causa principale è da imputare alla «bactrocera oleae», la mosca killer che attacca la drupa e porta all'aborto prematuro delle olive. L'insetto ha potuto proliferare a dismisura grazie al mutamento del microclima locale ma, in alcuni casi, anche a causa della scarsa cura degli impianti, alcuni dei quali completamente abbandonati durante l'inverno. Una serie di eventi concatenati che hanno portato a risultati sconvolgenti per i poveri olivicoltori locali impoveriti della loro materia prima. Di qui la decisione di alcuni comuni di appellarsi alla Regione Campania chiedendo lo stato di calamità naturale. Il primo ente ad avanzare la richiesta è stato Stella Cilento a cui si sono poi aggiunti Trentinara, Laureana, Ascea, Casal Velino ed Auletta. Ovunque, dall'alto al basso Cilento e anche nel Vallo di Diano, le amministrazioni comunali hanno dovuto raccogliere il grido d'aiuto di piccole e medie imprese in crisi. Ma se tragica è la situazione in cui si sono trovati i produttori, altrettanto devastante è il risultato per i consumatori. La diminuzione di olio «nostrano» ha avuto quale diretta conseguenza la crescita dei prezzi sul mercato. In alcuni casi, infatti, si sono registrati aumenti fino al 50%, con costi dell'olio anche di dieci euro al litro. «Una campagna olivicola disastrosa come quella di quest’anno, si perde nella memoria dei tempi», spiega Michele Russo, dell'Associazione nazionale frantoi oleari, che poi lancia un appello affinché ci sia «un’accelerata nella politica agroalimentare e in particolare nel settore olivicolo a garanzia di tanti piccoli produttori e trasformatori che rappresentano il perno principale dell’economia nazionale, perché si adoperano per un prodotto di qualità che varchi i confini».

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