Nel Cilento si rinnova la tradizione dell’acqua di San Giovanni

Secondo l’antica tradizione la rugiada della notte magica di San Giovanni rilascerebbe i suoi benefici ai fiori, alle piante e quindi all’acqua

Alessandra Pazzanese
Acqua di San Giovanni

Nel Cilento si rinnova la tradizione dell’acqua di San Giovanni, un rito antico che prevede che, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, quindi nella notte che precede la giornata dedicata al Santo, si prepari l’acqua profumata a cui gli antenati attribuivano particolari qualità.

La tradizione

Per preparare l’acqua di San Giovanni basta raccogliere qualsiasi tipo di fiore e di piante di stagione, stando attenti a non scegliere piante e fiori velenosi o tossici, e lasciarli, dal tramonto in poi e per tutta la notte, in una bacinella o in una ciotola contenente dell’acqua, badando che vengano posizionati in un luogo scoperto ossia al chiaro di luna.

Secondo l’antica tradizione la rugiada della notte magica di San Giovanni rilascerebbe i suoi benefici ai fiori, alle piante e quindi all’acqua.

La mattina di San Giovanni bisogna lavarsi il viso con tale infuso per assorbirne tutte le qualità positive e le virtù che l’acqua ha assorbito durante la notte.

Antiche credenze

Si tratta di una tradizione legata ad antiche credenze e che, puntualmente, si rinnova in tanti paesi del Cilento come Castel San Lorenzo, paese in cui San Giovanni è il Santo patrono e dove, a riguardo, la Nova Pro Loco Castellese, presieduta da Luisa Sabetta, ha lanciato una simpatica iniziativa proprio per tenere viva tale usanza: chiunque preparerà l’acqua di San Giovanni potrà fotografarla e inviarla alle componenti della Nova Pro Loco, che pubblicheranno sulle pagine ufficiali della Nova Pro Loco Castellese le immagini delle coloratissime acque di San Giovanni.

Condividi questo articolo
Exit mobile version