«Lo scugnizzo scrittore», un libro per dare voce a chi ha riportato condanne e la funzione degli istituti rieducativi: la presentazione a Serre

Un libro che mette in evidenza l'importanza della rieducazione negli istituti penitenziari

Alessandra Pazzanese

Il Comune di Serre, in collaborazione con la casa editrice Il Saggio e il Centro Sociale Serre, ha organizzato la presentazione del libro “Lo scugnizzo scrittore” di Antonio Di Franco che si è tenuta nella serata di ieri, 26 gennaio.

L’appuntamento presso l’Auditorium “M. Simoncelli” ha avuto lo scopo di dar voce a chi, sopraffatto dagli errori, ha riportato una o più condanne detentive, ma grazie alla funzione rieducativa degli istituti di pena, sta riuscendo a raccontare la sua storia di rinascita e di salvezza.

La storia di Antonio

Rappresenta la storia dei tanti ragazzi che varcano le soglie del carcere e che meritano ascolto e non indifferenza, vicinanza e non lontananza, comprensione e non intransigenza. Una storia, insomma, che merita di essere raccontata perché capire significa conoscere e non giudicare.

L’autore, Antonio Di Franco, protagonista del racconto e ancora oggi detenuto, sarà presente alla presentazione con le dovute autorizzazioni del Tribunali.

Gli interventi

La presentazione ha visto la partecipazione del Sindaco, Antonio Opramolla; della Presidente del Centro Sociale di Serre, Maddalena Scorziello e dell’Editore, Giuseppe Barra. Inoltre, presente Patrizia Quaranta, Assessore alla Cultura del comune di Serre; Paolo Pastena, Direttore dell’ICATT di Eboli e di Michele Cicatelli, Giornalista e Delegato alla Cultura del Comune di Olevano sul Tusciano.

Il libro: una storia di un ragazzo con un destino segnato dalla possibilità di non scegliere

Antonio è un ragazzo che nasce con un destino che non ha avuto la possibilità di scegliere, in una famiglia senza mezzi di sussistenza e senza prospettive.

Conosce sin dall’infanzia cosa sia realmente il significato di un’unica parola, quella della povertà, quella vera, cruda, che ti fa desiderare anche quel che normalmente si dà per scontato: un piatto caldo a tavola ogni giorno! In questa continua “fame” di bisogni che si fa fatica a soddisfare, cosa si può pretendere da un ragazzo che si sta affacciando alla vita, alle sue prime esperienze che avrebbe il diritto di vivere nella piena spensieratezza dei suoi giovani anni?

Gli anni della giovinezza

Frequenta la scuola ma con addosso le responsabilità di un “adulto” che cerca di aiutare a tutti i costi la sua famiglia; e con quali mezzi se non quelli che la strada gli offre, compiendo le sue prime “ruberie”.

Nonostante le brutte strade intraprese Antonio conserva valori come la dedizione alla famiglia, l’amicizia, l’amore, il senso di rispetto e di fiducia in colui in cui crede e che ti ascolta.

Valori che diventano il baluardo della sua esistenza, anche nei momenti più bui e tristi, come quello della carcerazione, dell’amico scomparso troppo giovane, e che lo sostengono quando arrivano le prove più difficili da superare come il rischio di perdere la sua prima figlia che la moglie porta in grembo.

Il commento

«Questo è l’Antonio che noi operatori penitenziari abbiamo conosciuto, la personalità non di un “delinquente” ma di un uomo semplice dai sentimenti sinceri e schietti, che con umiltà ha saputo riflettere sui propri errori, riscoprire le proprie potenzialità, dare valore alle proprie risorse personali, rimettersi in gioco per cercare di riconquistare la tanto agognata libertà!» queste le parole degli operatori penitenziari inserite nella prefazione al libro.

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