La storia di una famiglia ebraica nel libro «Matti e Angeli» presentato nel Museo della Memoria a Campagna

Questa mattina la presentazione del libro che racconta la storia di una famiglia ebraica e il legame con la Città di Campagna

Alessandra Pazzanese
Museo Memoria Campagna

Si è tenuta questa mattina, presso il Museo della Memoria di Campagna, la presentazione del libro «Matti e Angeli». Il volume racconta la storia di una famiglia ebraica nel cuore della Linea Gotica.

Si tratta del diario scritto da Alessandro Smulevich, passato anche per il campo di concentramento di Campagna, e curato, tra gli altri, dal figlio Ermanno Smulevich.

Ecco l’iniziativa

L’iniziativa è stata promossa dal Museo della Memoria e della Pace di Campagna” e ha visto la partecipazione del sindaco,  Roberto Monaco e del Direttore del Museo della Memoria e della Pace, Marcello Naimoli.

Gli interventi

Tra i relatori dell’incontro, moderato da Carmine Granito, addetto stampa del Centro Studi Palatucci, anche Sara Carbone, componente dell’Associazione Storia Contemporanea. Le letture sono state curate dal Teatro dei Dioscuri mentre gli intermezzi musicali dai maestri Daniele Gibboni e Pietro Gatto. Ad intervenire al dibattito anche gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Confalonieri” di Campagna.

La storia di Campagna

L‘importante storia di Campagna nella II Guerra Mondiale: A Campagna, nel 1940, il Ministero dell’Interno fascista allestì un campo di concentramento. Al suo interno furono compresi due ex conventi che furono trasformati in breve tempo nella dimora degli ebrei non solo italiani ma anche europei che iniziarono ad essere internati nel luogo a partire dal giugno del 1940.

Questi prigionieri arrivavano a Campagna ammassati in camion e controllati a vista. Tuttavia, diversamente da quanto accadde in altri campi di concentramento, a Campagna la popolazione creò dei veri e propri legami di amicizia con i prigionieri ai quali offrirono aiuto e sostegno.

Ciò fu possibile anche perché a Campagna operava il vescovo Palatucci, zio del questore noto che era riuscito a salvare dai lager 5000 ebrei istriani trasferendoli, tra gli altri, anche nel campo di Campagna. Il vescovo accolse i prigionieri cercando di alleviarne le sofferenze: creò all’interno del campo una biblioteca e una sinagoga, mise su un’orchestra e permise la stampa di un bollettino del campo.

Campagna e la vicinanza agli Ebrei

Il 17 settembre 1943, quando gli aerei americani sganciarono i propri ordigni in alcune zone del paese, tra cui la strada davanti al municipio, colpendo la folla riunita per ricevere la razione di pane e causando più di centosessanta morti, l’intervento dei medici ebrei internati nel campo di Campagna fu fondamentale. Questi, infatti, offrirono soccorso ai cittadini sostenendoli in uno dei momenti più difficili della storia del paese.

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