L’11 agosto Agropoli festeggia la Madonna della Grazie. Un culto dalle radici antichissime

Vincenzo D'Andrea
Il culto della Madonna delle Grazie ad Agropoli

Dove oggi sorge l’attuale chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie in Agropoli, (odierna Piazza della Repubblica) anticamente vi era una piccola casa rurale, composta da un solo e grande vano a forma rettangolare, che misurava circa 13 metri di lunghezza e 6 o 7 metri di larghezza, con il tetto ricoperto a embrici. Vicino a questa costruzione, adibita a deposito di prodotti agricoli e di attrezzi per lavorare la terra, si ergeva maestoso un grande olmo e una cisterna naturale di limpida e fresca acqua sorgiva, che veniva impiegata per l’irrigazione. L’appezzamento era denominato “Orto del Pozzo” e apparteneva insieme ai territori circostanti alla nobile famiglia Del Mercato di Laureana Cilento. Da qui prese nome l’antico culto della Madonna delle Grazie, anticamente intitolata “Madonna del Pozzo”

L’origine di questo culto

Come abbiamo accennato in qualche altro articolo, è doveroso sapere che l’ubicazione di un santuario, chiesa o cappella, secondo la tradizione e i canoni cristiani, non è mai decisa per scelta e mero capriccio dall’uomo che intende erigerla, bensì dalla Madonna stessa, che tramite miracoli ed eventi eccezionali comunica l’intenzione di essere venerata e pregata in un determinato sito. La presenza dell’acqua in prossimità di un luogo di preghiera dedicato a Maria è una costante nella tradizione cristiana. Infatti, l’acqua è all’origine di tutte le cose, e la Madre di Gesù è “l’acqua della vita”. Per questo motivo i battisteri sin dagli albori del cristianesimo venivano eretti in prossimità di una sorgiva d’acqua in segno di purificazione e benedizione. Anche la presenza dell’albero è sintomatico nel culto verso la Vergine, in quanto simbolo di fecondità e maternità, essendo Maria l’albero della vita che ha donato all’umanità il frutto del suo seno Gesù.

IL culto ad Agropoli

Il culto della Madonna delle Grazie ad Agropoli inizia nel ‘500, quando l’antico borgo di Akropolis, arroccato sulla rupe, fu attaccato tragicamente dal feroce corsaro Khair Ed Din. Il conquistatore di Tunisi causò morte e immani distruzioni. Durante l’attacco del 1540, un gruppo di Agropolesi, discese dal borgo, rifugiandosi fra le mura dell’antica costruzione rurale. Feriti e impauriti i fuggitivi si facevano coraggio l’un l’altro in attesa di continuare la marcia della salvezza. All’improvviso le porte della piccola casa si aprirono: sull’uscio apparve d’incanto una donna vestita di bianco che incoraggiò il gruppo a riprendere la fuga. “Non abbiate paura di riprendere il cammino, la mia mano vi proteggerà, ma fate presto, perché il nemico è vicino” avrebbe ammonito la Donna, che dopo qualche istante scomparve sotto gli occhi increduli degli astanti. Seguendo il consiglio della misteriosa figura, il gruppo si fece coraggio guadagnando l’uscita per scappare nelle campagne e nascondersi sulle colline circostanti. Intanto giunti al casolare, i corsari fecero irruzione al suo interno e con grande rabbia si accorsero di essere arrivati tardi, quando i fuggitivi si erano ormai allontanati. Si sarebbero limitati, pertanto, al solo dissetarsi presso il vicino pozzo. Dopo qualche tempo, quando la minaccia musulmana era ormai stata debellata, i reduci di quell’attacco che pur fece ben 500 prigionieri nel borgo, si decisero di far ritorno in Agropoli, per stimare le perdite e i danni causati dal nemico. Un giorno un contadino che si aggirava presso l’antico fabbricato, di cui rimaneva ormai solo un ammasso di pietre, annerite, si avvicinò al pozzo per bere e con grande meraviglia vide la figura di una donna che si rifletteva nell’acqua. Con grande emozione portò la notizia ai suoi paesani, che udendo la descrizione dell’immagine apparsa nel pozzo, si ricordarono della fuga precipitosa identificando quella donna misteriosa con la stessa che li aveva avvertiti, salvandoli dall’imminente irruzione dei pirati nel casolare. Dopo questo evento , gli Agropolesi decisero di erigere una piccola cappella sulle ceneri dell’antico fabbricato, ormai del tutto in rovina, per ringraziare la Vergine della salvezza ottenuta. Negli anni 50’ il grande olmo che troneggiava nell’orto, fu purtroppo abbattuto. Non ebbe miglior fortuna il pozzo, che fu interrato e inglobato nella moderna chiesa. La festa della Madonna delle Grazie fu istituita da Papa Urbano VI nel 1389, mentre nel 1390, anno del Giubileo Straordinario voluto da Bonifacio XV estese questa festa a tutta la cristianità. Questa festa non viene celebrata nello stesso giorno, ma si svolge in base a specifiche tradizioni e situazioni locali. In alcuni centri questa ricade il 9 di giugno, mentre in altri paesi del Cilento, come Pollica, Piaggine, e la vicina frazione di Finocchito (Ogliastro C.) si celebra il 2 luglio

L’11 agosto una data memorabile

Ad Agropoli la Madonna delle Grazie è festeggiata l’11 agosto. Questa data è riconducibile alla terribile pestilenza del 1656, durante la quale molti casali del Cilento, furono completamente cancellati dalla geografia umana del territorio. Agropoli ebbe a piangere la scomparsa di ben 62 famiglie. I fedeli ogni giorno varcavano la soglia della chiesa: pregavano per coloro che erano stati colpiti dal morbo e supplicavano la Madonna affinché avesse allontanato il terribile morbo. Un altro miracolo. L’ultimo contagio, raccontano le cronache, ebbe a registrarsi proprio l’undici agosto del suddetto anno. Da quel giorno gli agropolesi che si salvarono dall’orribile malattia per ringraziare la Vergine della grazia ricevuta istituirono questo momento storico a festa, convertendo l’antico nome della Madonna da “Santa Maria del Pozzo” in “Santa Maria delle Grazie”, festeggiandola con grande fervore, proprio l’undici agosto di ogni anno. Ancora una volta la mano amorevole della Madre Celeste aveva salvato i suoi figli, testimoniando così il suo grande e protettivo amore materno, ottenuto con la preghiera e la devozione del suo popolo devoto.
Notizie storiche tratte dal libro “La Madonna delle Grazie di Agropoli” di Antonio Infante edìto da Sirio Produzioni Editoriali Multimediali 2009.

Condividi questo articolo
Exit mobile version