Intelligenza artificiale: a rischio un posto di lavoro su quattro in Campania

Francesca Scola
Screenshot su pc

I settori più a rischio sono comunicazione amministrazione e ingegneria. Più di un lavoratore su quattro, in Campania, rischia di perdere il proprio posto di lavoro a causa dell’introduzione dell’intelligenza artificiale nel circuito di produzione. Un dato allarmante quello che emerge da un rapporto di Confartigianato che ha individuato come categorie maggiormente esposte tutte quelle che richiedono maggiori qualifiche, a contenuto intellettuale e amministrativo.

Si parla di «tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione». Una lunga lista di categorie che sul territorio della regione Campania vede impiegato un lavoratore su quattro.

L’intelligenza artificiale ostacola, inoltre, l’immissione dei lavoratori nelle imprese. Nel 2022 il 25,4% dei lavoratori, ovvero 1,3 milioni di persone, non hanno avuto la possibilità di trovare posto nelle grandi imprese. Mentre per le piccole imprese, fino a 49 addetti, la quota di lavoratori non insediati corrisponde al 22,2%, ovvero 729.000 persone. Le zone dove il sistema professionale è in bilico sono quelle maggiormente industrializzate e professionalizzate. In testa vi è la Lombardia con un rischio del 35,2% di occupanti esposti alla sostituzione con l’intelligenza artificiale. La Campania è al quinto posto tra le regioni italiane con un rischio pari al 25,3%.

Secondo il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, «l’intelligenza artificiale non va temuta ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento in grado di esaltare le competenze degli imprenditori del territorio». Questi ultimi la sfruttano come un’opportunità in quanto permette di aumentare la capacità di produzione, riducendone i tempi.

Non vale lo stesso per il lavoro manuale. Sempre la Confartigianato ha lanciato, infatti, l’allarme che riguarda la mancanza di manodopera nelle imprese artigiane. «Nel Mezzogiorno la quota di lavoratori difficili da trovare è salita a 9,1 punti. In maggiore difficoltà sono i settori specializzati come: carpenteria metallica, dove corrispondono al 70% circa i lavoratori da trovare; costruzioni; conduzione di impianti e macchinari».

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