Felitto, la famiglia Morena: “Non abbiamo chiesto nessun pagamento all’Ente, ma di impiegare la somma per opere pubbliche”

Redazione Infocilento
Municipio Felitto

Dalla casa comunale di Felitto, nei giorni scorsi, hanno fatto sapere di aver dato mandato agli uffici competenti per dilazionare il pagamento nei confronti degli eredi di Pasquale Morena, ex amministratore del comune che hanno vinto la causa intrapresa contro l’ente. Un modo, come affermato dal sindaco, Carmine Casella, per non gravare troppo sul bilancio comunale.

Sulla questione è arrivata, però, la risposta della famiglia Morena che ha incaricato il legale Pierluigi Morena.

La volontà di impiegare la somma per opere pubbliche

“In relazione alla sentenza n. 411/2020 della Corte di appello di Salerno ei comunica al sindaco che lo scrivente e la signora Francesca Vuolo hanno tenuto, presso la sede comunale, più incontri nei
quali si conveniva che la somma riconosciuta nella sentenza doveva essere impiegata dal Comune
di Felitto per opere pubbliche, con particolare attenzione per interventi di recupero nel centro storico; a tale riguardo gli eredi di Morena hanno segnalato altri interventi da fare come il restauro e la messa in sicurezza della Torre medievale e della cinta muraria che costeggia la salita carrabile che conduce a piazza Matteo De Augustinis”
si legge nella nota del legale che ha specificato che tale intesa doveva essere scritta agli atti e che i familiari erano in attesa dell’iniziativa dell’ente.

Le dichiarazioni del legale incaricato Pierluigi Morena

“Gli eredi di Morena hanno appreso con grande sorpresa, tramite i mezzi di comunicazione, che il
Comune avrebbe addirittura dato mandato ai competenti uffici per predisporre il pagamento, un pagamento mai richiesto. Il sindaco non può non ricordare che vi era, e vi è, un preciso accordo verbale da trasferire in contratto scritto e si ritiene grave che il Segretario comunale non sia stato messo a conoscenza della raggiunta transazione e non abbia predisposto la bozza di un accordo che poteva, e
può, determinare un risparmio per l’Ente comunale, col recupero di beni di valore storico che appartengono alla collettività. È la prima volta che un Ente pubblico assume l’iniziativa di adempiere spontaneamente, senza sollecito alcuno da parte dei creditori nonostante vi era un preciso accordo verbale diretto ad impiegare quelle somme non a vantaggio di privati ma per il recupero di beni pubblici”
ha continuato ancora il legale nella sua precisazione invitando il comune a non dare seguito a
mandati di pagamento, ma ad impegnarsi per impiegare la somma per il bene collettivo.

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