Era il 30 maggio 1994, a Castellabate moriva il campione Agostino Di Bartolomei

Nella giacca di Agostino Di Bartolomei, sua moglie Marisa De Santis trova una lettera che chiarisce i motivi del gesto disperato

Roberta Foccillo
Agostino di Bartolomei

Alle 8 del mattino del 30 maggio del 1994, a San Marco di Castellabate, Agostino Di Bartolomei compie un gesto che sconvolgerà l’Italia intera.

Estrae una pistola dal cassetto, si sposta in veranda e, ancora in pigiama, preme il grilletto. Un colpo dritto al cuore pone fine alla vita di questo grande campione dello sport.

Le ragioni del gesto

Nella giacca di Agostino Di Bartolomei, sua moglie Marisa De Santis trova una lettera che chiarisce i motivi del gesto disperato. Il campione scrive del rifiuto di un mutuo da parte della Banca Nazionale del Lavoro, nonostante l’offerta di Anastasi di contribuire.

Si sente intrappolato, con i fondi della Regione ancora fermi e la burocrazia che ostacola la realizzazione della sua cittadella dello sport. Di Bartolomei riflette sul suo errore di voler essere indipendente da tutto, di non aver saputo dire di no alla sua famiglia e di aver investito in terreni invece di cercare lavoro a Roma. Il tunnel sembra non avere una via d’uscita.

La vita di Agostino Di Bartolomei

Dopo il ritiro dal calcio giocato, Di Bartolomei aveva un sogno: costruire una cittadella dello sport aperta ai giovani. Tuttavia, la mancanza di fondi e i ritardi burocratici delle amministrazioni locali ostacolavano il suo progetto.

Le banche avevano anche rifiutato di concedergli un prestito. Ma queste non sembrano essere le uniche cause che hanno portato l’ex capitano della Roma al tragico gesto.

Un legame indissolubile con la Roma

Forse Di Bartolomei si sentiva oppresso dalla sua località cilentana e desiderava tornare nella Capitale, dove era stato acclamato come un eroe. Alcuni sostengono che la decisione della Roma di nominare un ex arbitro come direttore generale poco tempo prima potrebbe averlo colpito ulteriormente.

È significativo notare che Di Bartolomei ha scelto di porre fine alla sua vita proprio dieci anni dopo la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni della Roma contro il Liverpool, una partita che ha segnato profondamente la sua carriera.

I riconoscimenti dopo la morte

Dopo la morte di Agostino Di Bartolomei, il comune di Castellabate gli ha dedicato una strada nella frazione di San Marco. La Roma, invece, ha voluto intitolargli un campo nel centro sportivo di Trigoria. Il cantautore Antonello Venditti ha dedicato una canzone a lui, chiamata “Tradimento e Perdono”.

Anche Francesco De Gregori ha fatto riferimento a Di Bartolomei nel brano “La leva calcistica del ’68”. Inoltre, il campione ha ricevuto omaggi anche dalla cinematografia.

Un ricordo indelebile

Nonostante la sua morte prematura e il tragico epilogo, Agostino Di Bartolomei rimane un’icona del calcio italiano e un campione indimenticabile. La sua figura continua a essere celebrata attraverso riconoscimenti e omaggi, che testimoniano l’impatto che ha avuto sullo sport e sulla società nel suo complesso.

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