Cilento: gestione illecita di rifiuti, sigilli ad impianto di betonaggio

L'attività veniva svolta in un'area sottoposta a vincoli e, stando agli accertamenti, senza le necessarie autorizzazioni

Maria Emilia Cobucci
Impianto calcestruzzo

Nel corso di una vasta operazione finalizzata a prevenire e contrastare il perpetrarsi di illeciti di natura ambientale, i militari dell’Ufficio Circondariale di Palinuro, coadiuvati dal personale dell’Ufficio Locale Marittimo di Scario e Marina di Camerota, hanno proceduto al sequestro penale di un impianto industriale di betonaggio, produzione di calcestruzzo e frantumazione inerti che si estende su un’area di circa 15000 mq nel Comune di Santa Marina.

Il sequestro della Guardia Costiera

Il sequestro penale è stato operato in seguito a diverse ed approfondite verifiche di natura tecnica che sono state poste in essere negli scorsi giorni. Per tali verifiche, i militari si sono avvalsi del supporto professionale del personale ARPA Campania, degli Uffici del Genio Civile e della Provincia di Salerno, intervenuti per gli aspetti di stretta competenza.

I controlli eseguiti hanno consentito di accertare che l’attività fosse priva della prescitta Autorizzazione Unica Ambientale (AUA), soprattutto per gli aspetti attinenti all’emissione in atmosfera dell’impianto. Ciò è accaduto in una zona che è sottoposta a numerosi vincoli e ad elevata protezione ambientale, trattandosi di SIC (sito di interesse comunitario) inserito nella rete Natura 2000.

Le contestazioni

Il titolare dell’impianto dovrà rispondere di gestione illecita di rifiuti, non essendo stati in grado di attestare i previsti smaltimenti periodici né la provenienza e pertanto la tracciabilità degli stessi, di deposito incontrollato di rifiuti anche pericolosi rinvenuti dai militari in evidente stato di abbondono e di usura su nudo terreno, oltre che di smaltimento illecito dei rifiuti liquidi.

Inoltre, i rifiuti liquidi, per effetto della mancata regimentazione, si disperdevano su nudo terreno, in assenza di un apposito impianto di depurazione ed a fronte di vasche di decantazione esistenti già colme e mai avviate a recupero attraverso ditte autorizzate. Alla stessa naturale dispersione erano destinati i fanghi derivanti dall’attività industriale e classificati dalle vigenti norme quali “rifiuti”.

Trattandosi di un’area in parte ricadente su demanio fluviale, è stato possibile accertare che da quasi un decennio l’attività occupasse detta porzione senza la speciale autorizzazione necessaria, circostanza aggravata dalla constatazione da parte dei militari che la ditta, per la propria attività di betonaggio, prelevasse l’acqua necessaria direttamente dal fiume Bussento attraverso un apposito impianto realizzato nell’alveo.

Il deferimento all’autorità giudiziaria

I responsabili delle condotte illecite accertate, in concorso tra di loro, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria. Il sequestro penale è stato operato d’iniziativa dal personale della Guardia Costiera affinchè l’attività illecita non potesse perpretarsi e aggravare le conseguenze del reato ed è stata convalidata in data odierna. L’operazione rientra nelle più ampie attività investigative volte al contrasto dei reati legati al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento delle matrici ambientali condotte sotto il coordinamento della Direzione Marittima della Campania.

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