Anniversario dell’istituzione dell’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate

Già negli anni '70 si era parlato dell'istituzione di un parco marino, ma il risultato fu più modesto con l'istituzione di un'area di tutela

Luisa Monaco

Il 9 aprile 2010 è una data importante per l’ambiente e la tutela del mare in Italia. Quel giorno, infatti, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’istituzione dell’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate, situata nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Cenni storici sull’area marina protetta

Ma la storia di questa area protetta risale a molto prima. Già negli anni ’70 si era parlato dell’istituzione di un parco marino, ma il risultato fu più modesto con l’istituzione di un’area di tutela. La pratica per l’istituzione dell’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate rimase ferma per quasi trent’anni, fino al decreto ministeriale firmato dal Ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, nell’ottobre 2009.

Oggi, tredici anni dopo l’istituzione ufficiale, l’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate è diventata uno dei gioielli del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Comprende la fascia di mare tra la baia del Sauco, ad Agropoli ed Ogliastro Marina e si estende su una superficie di circa 6.000 ettari.

Ecco come è suddivisa l’area

L’area marina protetta è suddivisa in tre diverse zone, ciascuna sottoposta a un diverso regime di tutela ambientale e di conservazione. La zona di riserva integrale, la zona A, è quella con maggiore tutela e limitazioni, vietando anche la balneazione. Comprende la costa compresa tra punta Tresino e punta Pagliarola su una superficie di 169 ettari.

La zona B, invece, è la zona di riserva generale di 3092 ettari e consente la balneazione e la navigazione a velocità non superiore a 5 nodi entro la distanza di 300 metri dalla costa. Comprende il tratto di mare circostante la zona A di Punta Tresino e il tratto di mare prospiciente la costa tra punta Torricella e punta dell’Ogliastro. Inoltre, la sottozona B1 è una zona di 134 ettari situata nei pressi della pineta di Licosa.

Infine, la zona C è la zona di riserva parziale di 3699 ettari, con limitazioni molto circoscritte, che comprende il residuo tratto di mare all’interno del perimetro dell’area marina protetta.

Un paradiso terrestre

L’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate è un vero paradiso naturale. Ricca di specie vegetali e di fauna marina, offre la possibilità di ammirare specie molto rare come il pesce pappagallo mediterraneo e la Syriella castellabatensis, un crostaceo che prende il nome dalla zona. Ma non solo: madrepore, gorgonie, ricci di mare, briozoi e spugne completano il quadro di una biodiversità davvero unica.

Nella zona di Licosa è presente una bioconcrezione formata da vermetidi; (Dendropoma petraeum) simile alle barriere coralline tropicali, una delle poche specie del Mediterraneo che formano biocostruzioni superficiali. Vi è anche la presenza di colonie di nacchere (Pinna nobilis), un mollusco bivalve protetto, inserito nella lista rossa della direttiva europea Habitat.

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