Alfredo De Marsico, avvocato, giurista e figura politica di rilievo, ricoprì il ruolo di ministro della Giustizia nel governo Mussolini.
Nato a Sala Consilina nel 1888, morì a Napoli l’8 agosto 1985. Frequentò le scuole elementari e medie a Rossano, dove nei registri scolastici si legge: “De Marsico in italiano scritto 7, a voce 10” (all’epoca non si usava il termine “orale”).
Si laureò nel 1909 all’Università di Napoli. Il suo esordio in aula avvenne come sostituto dell’avvocato Domenico Sandulli, davanti alla Corte d’Assise di Avellino, in un processo per duplice omicidio. Il 19 luglio 1911 fu iniziato alla Massoneria nella Loggia Giuseppe Mazzini di Sala Consilina e, nello stesso anno, divenne Procuratore, incarico che mantenne fino al 1917.
Una carriera tra diritto e politica
Eletto deputato nel 1924 nel Listone Mussolini, promosse una legge di riforma del codice penale e contribuì alla redazione del Codice Rocco. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nel 1943 votò a favore della mozione Grandi, che portò all’arresto di Benito Mussolini.
Condannato a morte in contumacia nel processo di Verona del 1944, trascorse gli ultimi mesi della guerra a Salerno, già liberata dalle truppe anglo-americane.
A causa della sua adesione al fascismo, al termine del conflitto fu privato della cattedra universitaria per sette anni e sospeso dall’attività forense per quattro. Nel 1953 fu eletto senatore come indipendente nelle file del Partito Nazionale Monarchico, per poi aderire nel novembre 1954 al Partito Monarchico Popolare di Achille Lauro, dove rimase fino al 1958. Nel 1964 fu nominato professore emerito all’Università La Sapienza di Roma.
Durante questo periodo ricevette numerose onorificenze: la cittadinanza onoraria di Avellino, il titolo di cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e una medaglia d’oro dall’Ordine degli avvocati di Lucerna.
La sua lunga e prestigiosa carriera forense, durata oltre mezzo secolo, si concluse con la partecipazione al collegio difensivo nel celebre processo per la strage di via Caravaggio, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Potenza.
Gli ultimi anni e l’eredità
Fu presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli per otto mandati, guidandolo fino al 1980. Partecipò alla commissione per la riforma dei codici e fu relatore del progetto per il nuovo Codice Penale.
Dopo la sua morte, avvenuta a Napoli all’età di novantasette anni, nel 1985 gli fu dedicato un busto in Castel Capuano, accompagnato dal discorso commemorativo dell’avvocato Renato Orefice, presidente dell’Ordine. Dieci anni dopo, nel 1995, un secondo busto in bronzo fu collocato nella sala del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli.