Oggi, dalle 8 alle 16, avviata una mobilitazione negli ospedali di tutta Italia. Il motivo di questa protesta è l’intollerabile escalation di episodi di violenza, sia fisica che verbale, che medici, infermieri e operatori dei Pronto soccorso subiscono ogni giorno in corsia. Ma questa mobilitazione va oltre la denuncia dei maltrattamenti, poiché è un grido lanciato anche contro le condizioni di lavoro insostenibili che affliggono questi professionisti sotto molteplici aspetti, organizzativi, contrattuali e sociali.
Vittime sacrificali di un sistema al collasso
I camici bianchi del 118 e gli operatori dei Pronto soccorso sono diventati vittime sacrificali di un sistema sanitario in crisi. Questi professionisti, con risorse limitate e un personale sempre più sottoposto a pressioni, vengono costantemente schierati in prima linea.
Devono affrontare turni massacranti, godono di poche tutele, ricevono stipendi inadeguati e lavorano in condizioni di sicurezza insufficienti. Questo stato di cose è diventato insopportabile, e oggi è il giorno in cui alzano la voce per cercare una soluzione. Così si esprimono i promotori.
Una protesta unica e necessaria
Questa protesta assume una forma unica e necessaria, poiché chi lavora al fianco dei malati non ha la possibilità di scioperare come gli altri settori. La mobilitazione è stata promossa e organizzata dalla Cgil medici e Funzione pubblica, ma ha ricevuto il sostegno e l’adesione di altre importanti organizzazioni, tra cui l’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate” guidata da Manuel Ruggiero, la Cisl medici, la Cimo, con il sostegno anche dell’Anaao, dell’Aaroi e degli altri sindacati della dirigenza. Inoltre, conta sull’appoggio convinto e determinante dell’Ordine dei Medici di Napoli e provincia, guidato da Bruno Zuccarelli.
La situazione nel Cilento
Soltanto nel Cilento nelle ultime settimane si sono registrati due episodi di violenza, entrambi presso l’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania.