Furto di pannelli fotovoltaici, prosegue l’indagine della Procura di Vallo della Lucania

Quello dei pannelli fotovoltaici ha un mercato della ricettazione molto redditizio perché è internazionale

Maria Emilia Cobucci
Carabinieri

Il deposito dei ladri era a Campolongo, sulla strada provinciale 175, in un casolare sul quale sono in corso supplementi di indagine. Trovati pannelli fotovoltaici rubati probabilmente da una banda specializzata proprio in questo genere di furti e operante tra Cilento, Piana del Sele e Picentini.

Furto pannelli fotovoltaici: le indagini

L’indagine della Procura vallese, diretta dal procuratore Antonio Ricci, e dei carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania, guidata dal tenente colonnello Sante Picchi, ha portato alla perquisizione degli immobili riconducibili a nove indagati, tra cittadini italiani e stranieri, coinvolti, a vario titolo, nel redditizio traffico illecito di pannelli che sfruttano l’energia solare.

I carabinieri sono stati nei giorni scorsi a Eboli, Battipaglia e San Cipriano Picentino per eseguire il decreto di perquisizioni disposto dal gip del Tribunale cilentano. Le perquisizioni hanno consentito di recuperare ben 307 pannelli di provenienza furtiva.

I sequestri

La merce è stata sequestrata e affidata in custodia giudiziaria, in attesa di risalire ai proprietari dei pezzi recuperati tramite la matricola che è impressa su ogni pannello. Attraverso la sequenza di numeri i carabinieri contano di risalire al produttore e quindi al venditore. Infine al proprietario.

Non è detto, infatti, che i pannelli rubati siano quelli spariti nel Cilento e dal quale furto sono scattate le indagini della locale Procura. Gli inquirenti cilentani sono partiti da un’attività investigativa sui furti avvenuti negli ultimi mesi ai danni di imprese edili e agricole. Gli indagati, infatti, sono sospettati anche dei furti di attrezzature per la cantieristica edile e per i lavori in agricoltura.

Quello dei pannelli fotovoltaici ha un mercato della ricettazione molto redditizio perché è internazionale. E molti dei pezzi rubati, come dimostrano le inchieste passate, finisco all’estero, segnatamente nel continente africano dove pare sia meno stringenti le regole per installare un impianto di energia alternativa.

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