Santa Lucia e Sant’Aniello: origini, leggende e celebrazioni nel Cilento

Redazione Infocilento

Ogni anno il 13 Dicembre si festeggia Santa Lucia, mentre il giorno seguente, il 14 Dicembre, è Sant’Aniello.

La festa di Santa Lucia coincide con il solstizio d’inverno, il giorno più breve dell’anno.

A Sant’Aniello, invece, le ore di luce si allungano di poco, non della misura del passo di una gallina, ma di quello di un agnellino.

Da qui il proverbio “A Santa Lucia nu passe ‘e gallina, a Sant’Aniello nu passe ‘e pecuriello”.

Origini e leggende

Il nome Lucia deriva dal latino lux, che significa “luce”, dunque è in stretto rapporto con questo elemento e con il fatto che le giornate iniziano ad allungarsi dopo il solstizio.

Cadendo nella stagione dell’Avvento, questa festa è considerata come un evento che segna l’arrivo del Natale.

Santa Lucia nacque a Siracusa nel 238 d.C. e morì durante le persecuzioni contro i cristiani per mano dell’imperatore Diocleziano.

La giovane fu denunciata poiché aveva deciso di consacrare la sua vita a Dio dopo che, vedendo Sant’Agata in sogno a seguito di lunghe preghiere in cui chiedeva la guarigione della madre, quest’ultima si salvò.

Fu così portata dinanzi l’arconte Pascasio che, non sentendola abiurare, la fece decapitare.

Accanto alla vera storia di Santa Lucia, si tramandano altre leggende. Si racconta che la giovane avesse fatto innamorare un ragazzo, abbagliato dalla bellezza dei suoi occhi e desideroso di averli.

Lucia decise di donarglieli e accadde un miracolo: da cieca riprese la vista e un nuovo paio di occhi.

Ma il destino beffardo volle che il ragazzo glieli chiese di nuovo: Lucia si rifiutò e per questo venne uccisa con una coltellata al cuore. Secondo un’altra leggenda, Lucia portava cibo e aiuti ai cristiani che si nascondevano nelle catacombe di Siracusa (di cui è patrona) usando una corona di candele per illuminare la sua strada e lasciare le mani libere.

La vita e le leggende legate a Sant’Aniello

Sant’Aniello, invece, è un santo tutto napoletano, vissuto nel V secolo d.C.

Nacque da una donna anziana che credeva di non poter avere figli fino al giorno in cui ricevette una grazia dalla Madonna.

Raggiunta l’età dell’adolescenza decise di ritirarsi come eremita in una grotta. In seguito entrò a far parte dell’Ordine dei Benedettini e divenne Abate nel Convento di San Gaudioso dove fondò un ospedale per infermi bisognosi.

Qui morì il 14 dicembre del 595 d. C., giorno in cui si festeggia la sua santità.

Secondo la leggenda il monaco comparve ai napoletani guidandoli, nell’821, contro l’attacco dei Longobardi guidati da Sicone, ed è per questo motivo che da quel momento fu raffigurato con uno stendardo in mano.

Le celebrazioni in Italia e nel Cilento

Santa Lucia è considerata la protettrice degli occhi e della vista, inoltre in alcune provincie del Nord Italia la si aspetta come una befana.

Infatti il 13 dicembre i bambini solitamente aspettano che la martire in groppa a un asinello consegni loro dei doni.

Finché non diventano grandi abbastanza, in casa è davvero un bel gioco. La sera prima i bimbi si impegnano nel prepararle qualcosa da mangiare, cosicché possa rifocillarsi durante il suo lungo viaggio.

Secondo le tradizioni più antiche si lasciava un po’ di pane, magari la polenta avanzata, carote e una mela per il suo asinello.

Nei tempi moderni qualcosa è cambiato: si dice, infatti, che la Santa si accontenti anche di latte e biscotti.

È importante che i bambini non la aspettino svegli per non incrociare il suo sguardo.

In realtà questo è un modo per farli andare a letto prima che si accorgano di chi sono i reali portatori di doni e spezzare il magico incantesimo.

Nella leggenda, invece, è l’unico modo per evitare che la santa getti della cenere negli occhi dei più piccoli, rendendoli ciechi.

Sant’Aniello è considerato il protettore delle partorienti e dei marinai. Anche nel Cilento si festeggia, in particolare a Pisciotta, dove lo si celebra due volte l’anno: il 14 dicembre e il 10 agosto.

In questo giorno, la processione solenne è preceduta dalla sfilata dei cinti, fasci di ceri legati e portati in mano o in testa dalle donne del luogo.

È inoltre ricordato come protettore delle partorienti che in questo giorno gli fanno visita in una delle Chiese a lui dedicate. Leggenda vuole che chi omette a questo rituale vada incontro all’ira del Santo.

C’è poi un altro proverbio: “a Sant’Aniello nè forbice e nè curtiello”. Credenza vuole che in questo giorno le future mamme debbano astenersi dal toccare qualsiasi oggetto tagliente o appuntito altrimenti il pargoletto in grembo potrebbe nascere sfregiato da un taglio.

(Articolo di Denise Russo)

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