Fondazione Vassallo su truffa nell’ambito del Piano di zona, «porre fine al Sistema Cilento»

Redazione Infocilento
Dario Vassallo

Dario Vassallo, Presidente della Fondazione Vassallo, chiede l’intervento immediato della Procura Antimafia di Salerno dopo le inchieste della Guardia di Finanza dopo l’operazione avvenuta a Vallo della Lucania ed Agropoli che riguardano le spese fasulle sul Piano di Zona.

La denuncia di Dario Vassallo nell’ambito della truffa su Piano di Zona

«È necessario fare subito chiarezza su quanto sta emergendo dopo l’operazione avvenuta due giorni fa a Vallo della Lucania ed effettuata dalla GDF della città cilentana, che ha riguardato le spese fasulle al Piano di Zona S8 che ha visto 15 indagati fino ad Agropoli con la perquisizione all’alba della lussuosa dimora di un politico locale.

Siamo al paradosso. Ci troviamo al cospetto di un sistema che va oltre ogni immaginazione»queste le dichiarazioni di Dario Vassallo.

I fatti

Le fiamme gialle hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 15 soggetti tra responsabili di progetto, cooperative sociali e società di promozione, nell’ambito delle risorse derivanti dai Fondi Strutturali del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.

Fiamme Gialle Vallesi hanno scoperto le diverse condotte illecite realizzate dagli indagati. È stata accertata, in primis, la presentazione di documentazione falsa utile ad ottenere il riconoscimento di spese di promozione mai effettuata, per oltre 115 milia euro, da parte di una società incaricata dei servizi informatici e pubblicitari.

Infatti, prima del suo avvio, il progetto prevedeva una forte promulgazione mediatica del servizio offerto alle famiglie. Ciò al fine di ampliare la platea dei beneficiari, cosa realmente mai avvenuta. Per cui hanno usufruito dell’assistenza soltanto 97 dei 340 nuclei familiari stabiliti dal programma.

Dopodiché, è stata accertata la sottoscrizione, da parte di un responsabile e di alcuni dipendenti dell’ufficio di piano, di falsi “time sheet” (registri dell’attività svolta). Questi risultavano riepilogativi delle ore effettuate, cosa che gli ha permesso di ottenere compensi nettamente superiori a quelli spettanti.

Infine, i militari hanno accertato la presentazione di finte attestazioni di servizi resi alle famiglie bisognose. Attraverso queste le cooperative sociali incaricate delle prestazioni socio-assistenziali hanno richiesto, ed ottenuto, indebiti compensi per circa 100 mila euro.

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