Santi Cosma e Damiano: festa anche in Cilento

Emma Mutalipassi
Santi Cosma e Damoano Castel San Lorenzo

Il 26 settembre si festeggiano i santi Cosma e Damiano. Erano gemelli e cristiani. Nati in Arabia, si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma erano medici speciali. Spinti da un’ispirazione superiore infatti non si facevano pagare. Il culto dei Santi è radicato anche nel Cilento.

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Di qui il soprannome di anàrgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Ma questa attenzione ai malati era anche uno strumento efficacissimo di apostolato. «Missione» che costò la vita ai due fratelli, che vennero martirizzati.

Il culto dei Santi nel Cilento

Nel Cilento i luoghi di culto dedicati ai santi sono Prignano Cilento che dal 2016 ha fatto tornare in vita le antiche tradizioni legate al culto grazie alla riapertura della chiesa e Castel San Lorenzo che ospita la chiesa dei Santi Cosma e Damiano sita nel centro del paese, il luogo di culto dove decine di fedeli provenienti da tutta la Valle del Calore si recano per rivolgere le proprie preghiere ai santi.

Durante il regno dell’imperatore Diocleziano, forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare. Successe a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria dove i martiri vengono sepolti.

Dopo il loro martirio, coloro che avevano assistito al macabro spettacolo vollero dare degna sepoltura a coloro che tanto bene avevano elargito in vita, cercando anche di rispettare la volontà di Cosma circa la separata sepoltura: ciò fu loro impedito da un cammello che, secondo la leggenda, prese voce, dicendo che Damiano aveva accettato quella ricompensa solo perché mosso da spirito di carità, onde evitare che quella povera donna potesse sentirsi umiliata dal rifiuto. I presenti diedero dunque sepoltura ai loro corpi deponendoli l’uno a fianco dell’altro.

Il culto dei santi Cosma e Damiano, invocati come potenti taumaturghi, iniziò subito dopo la loro morte. Il vescovo di Cirro, Teodoreto, parla già della divisione delle loro reliquie, inviate alle numerose chiese già sorte in loro onore (a Gerusalemme, in Egitto, in Mesopotamia).

L’imperatore Giustiniano I e il patriarca Proclo dedicarono ai santi una basilica di Costantinopoli che divenne meta di numerosi pellegrinaggi; anche a Roma papa Felice IV (526 – 530) edificò, sul sito dell’antico Templum Romuli e della Bibliotheca Pacis, nel Tempio della Pace, una basilica a loro intitolata e ne favorì il culto in opposizione a quello per i pagani Castore e Polluce.

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