Il paradosso del mare del Cilento: dati contrastanti sulla qualità

Costabile Pio Russomando
Mezzatorre - @terrone_fuori_sede

Per l’Arpac nel Cilento c’è un mare “Eccellente”, per Legambiente e l’Unione Europa ci sono invece delle criticità da rivolvere. Il paradosso del mare è tutto nei risultati delle analisi che vengono effettuate da enti ed associazioni preposte, che inevitabilmente influiscono anche sul giudizio che viene dato alla costa.

Si pensi ad esempio alle Bandiere Blu. Capaccio e Agropoli, laddove per Goletta Verde sussistono fonti di inquinamento, ottengono il vessillo Fee. San Mauro Cilento, rientrante in un tratto di costa premiato con le 5 Vele di Legambiente, è stato escluso. E di casi del genere ce ne sono molti lungo la costa italiana.

Un ulteriore paradosso arriva dall’Europa. Il 6 ottobre scorso la Corte Europea ha condannato l’Italia per alcune infrazioni relative agli impianti di depurazione. 36 gli impianti sotto accusa tra cui quelli di Ascea, Camerota, Casal Velino, Castellabate, Centola, Montecorice, Pisciotta, Pollica, San Mauro Cilento e Vibonati.

Le varie procedure di infrazione relative all’Italia riguardano il periodo 2012/2021. La Regione è intervenuta per garantire le necessarie opere. Ma il paradosso resta: icomuni indicati, infatti, per l’Arpac hanno un mare eccellente e anche per Legambiente la qualità è al top.

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Campania, risalenti a fine giugno, negli oltre 100 chilometri di costa compresi tra Capaccio e Sapri non ci sono criticità. Tutti i tratti di costa sono classificati come “Eccellenti” ad eccezione di Torre di Paestum a Capaccio, Ripe Rosse a Montecorice e Cammarelle a Sapri, che hanno comunque una classificazione “Buona”.

Quali sono allora i dati cui fare affidamento per comprendere qual è realmente la qualità del nostro mare? La risposta resta un rebus.

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