Un progetto per illuminare i resti del porto romano di San Marco

Ernesto Rocco

CASTELLABATE. Un progetto per l’illuminazione subacquea dei resti del porto romano di San Marco di Castellabate. E’ l’iniziativa dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Marco Rizzo. L’Ente punta a sfruttare le risorse della Regione Campania che ha stanziato fondi per la valorizzazione del territorio e in particolare i suoi monumenti.

Si punta ad illuminare i resti del porto di San Marco: fondi dalla Regione

Previsti contributi a fondo perduto, come compartecipazione finanziaria, fino al limite massimo del 60% del costo totale ammissibile, per un importo massimo erogabile pari a 30mila euro.

Castellabate ha approvato un progetto che prevede un investimento complessivo di 50mila euro. All’importo eventualmente concesso dalla Regione si aggiungerebbero ulteriori 20mila euro derivanti dal bilancio comunale.

Il commento

«E’ nei programmi dell’Amministrazione attuare un intervento finalizzato alla valorizzazione dei resti del porto romano risalente al I Secolo a.c. ancora oggi visibile alla radice del molo di sopraflutto del porto di San Marco con un intervento di illuminazione architettonica esterna subacquea che consenta di apprezzarne i particolari architettonici e ne incrementi il livello di sicurezza , in questo caso connesso con la navigazione», fanno sapere da palazzo di città.

Il porto romano di San Marco di Castellabate

I resti di un approdo affiorano dalle acque di San Marco in prossimità della struttura portuale moderna costruita nel 1954. I

l primo nucleo abitativo del paese si è costituito proprio intorno a questa struttura. Il porto romano di San Marco, identificata con l’antica città di Erculia o Ercolam, veniva considerato il principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno nonché base militare o sito di appoggio per la flotta imperiale. Ad avvalorare ulteriormente questa ipotesi è il ritrovamento nelle acque antistanti il porto di San Marco negli anni 60 di alcune ancore di piombo (risalenti tra il I e il II secolo d.C.) contraddistinte dalla scritta ter. Questa dicitura sta a indicare la tipologia di imbarcazione a cui le ancore erano destinate: le triremi.

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