I cavati fritti: il dolce di Sala Consilina legato a San Michele

Erminio Cioffi

A Sala Consilina è il dolce tradizionale per antonomasia, è presente in tutte le manifestazioni gastronomiche estive ed è, senza alcuna blasfemia, legato indissolubilmente anche al culto di San Michele Arcangelo, patrono della Città.

Perché? Beh la tradizione vuole che nelle due processioni con la statua dell’Arcangelo, quella del 29 settembre quando San Michele scende dal Santuario e quella dell’8 maggio, quando invece dalla chiesa dell’Annunziata torna sul Santuario, durante il percorso i portatori del Santo ed i fedeli facciano delle soste ai “tavoli” preparati da alcune famiglie per rifocillarsi e la presenza fissa su ciascun tavolo è quella dei cestini di vimini con centinaia di cavati fritti, accompagnati da un bicchierino di caffè.

Farina, uova, strutto, sale, lievito, olio di gomito e un ingrediente segreto che ogni famiglia utilizza per rendere unico il suo cavato fritto. Per chi volesse provare a farli questa è la ricetta così anche chi non vive più a Sala Consilina potrà sentirsi a casa.

Ingredienti:
1 kg di farina 00
6 uova
1 cucchiaio di strutto
1 cucchiaino di sale fino
1 cubetto e mezzo di lievito di birra sciolto in poca acqua.

Preparazione:
Preparare i cavati miscelando la farina, aggiungere il lievito sciolto in poca acqua e alla fine il sale. Amalgamare il tutto e formare dei cordoncini che verranno tagliati in cilindri di circa 5 mm e lasciarli lievitare sulla tavola.
Quando l’olio bolle prendete un cestino di vimini e tra le maglie di quel cestino mettere sopra un cavato alla volta e con tutte i polpastrelli delle 4 dita cavate lo gnocco, avanti e poi fate un mezzo giro indietro (chi è sprovvisto dell’apposito attrezzo può usare la forchetta da cucina). A fine giro apritelo bene e lo buttate in olio caldo. Fatelo dorare, scolatelo e passate nello zucchero.

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