Montecorice programma il recupero dei muri a secco

Ernesto Rocco

MONTECORICE. L’arte dei muri a secco, dal 2018, è rientrata nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. L’iscrizione ha interessato otto paesi europei, tra cui l’Italia. Ma cos’è l’arte dei muretti a secco? Essa consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta.

Queste conoscenze pratiche vengono conservate e tramandate nelle comunità rurali, in cui hanno radici profonde, e tra i professionisti del settore edile.

I muri a secco

Le strutture con muri a secco vengono usate come rifugi, per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame, e testimoniano i metodi usati, dalla preistoria ai nostri giorni, per organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse locali umane e naturali.

Queste costruzioni dimostrano l’armoniosa relazione tra gli uomini e la natura e allo stesso tempo rivestono un ruolo vitale per prevenire le frane, le inondazioni e le valanghe, ma anche per combattere l’erosione del suolo e la desertificazione.

I muri a secco nel Cilento

L’importanza dei muri a secco è stata riconosciuta anche dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’Ente, infatti, nell’ambito delle iniziative finalizzate alla valorizzazione e promozione del territorio, punta al recupero di queste strutture. Ciò anche con l’obiettivo di eliminare micro-discariche e aree degradate.

Diversi i comuni del Parco che hanno aderito e hanno presentato i loro progetti. Tra questi Montecorice che ha proposto un progetto dal costo di 67mila euro. Una volta ultimato l’intervento, finanziato con risorse del Ministero della Transizione Ecologica, starà al Comune garantire custodia e manutenzione.

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