Fine stato di emergenza: covid center di Agropoli resta attivo

Sergio Pinto
Ospedale di Agropoli

AGROPOLI. Si avvicina la fine dello stato di emergenza ma il covid, di fatto, resta tra noi. Era prevedibile, nonostante qualcuno sperava che tale passaggio formale coincidesse con un azzeramento dei contagi. Non è e non sarà così. I contagi restano e con essi i ricoveri. Dunque nessun nesso di causa tra la fine dello stato di emergenza e la pandemia.

Covid center di Agropoli attivo oltre lo stato di emergenza

Gli ospedali attrezzati per curare i pazienti positivi al virus resteranno attivi. E’ il caso del covid center di Agropoli. Nei mesi scorsi c’è chi si chiedeva quale sarebbe stato il futuro del nosocomio cilentano con la fine dello stato di emergenza.

La risposta è che il futuro (almeno quello prossimo) non sarà diverso dal presente: l’ospedale di Agropoli, infatti, continuerà ad accogliere i pazienti covid. Una necessità considerato che insieme a Scafati, Agropoli è l’unico presidio attrezzato della Provincia di Salerno.

In questi due centri sono ricoverati metà dei pazienti in terapia intensiva di tutta la Regione. Nel caso di Agropoli 28 i posti letto occupati: 16 in malattie infettive e gli altri in terapia intensiva o subintensiva. Gran parte dei ricoverati degli ultimi mesi sono no vax o persone con altre patologie.

La situazione dei contagi

L’Italia ha registrato un aumento dei contagi notevole, anche se i dati delle ultime ore parlano del raggiungimento del picco che dovrebbe ora portare ad un nuovo calo. Per fortuna i ricoveri, seppur in crescita, sono stati contenuti e questo ha evitato nuove criticità.

Cosa ne sarà allora covid center di Agropoli? Per ora non è chiaro, né programmabile il futuro del nosocomio. Soltanto l’andamento della pandemia potrà permettere una pianificazione.

Ciò che è certo è che dalla Regione Campania c’è stato un investimento notevole nella struttura in termini di attrezzature: non solo per l’adeguamento dei reparti ma anche per le sale operatorie. Ciò lascia ben sperare, ma l’ultima parola spetta al… covid.

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