Oggi Sant’Agnello Abate: storia e culto nel Cilento

Concepita Sica

Sant’Aniello, annoverato fin dal XV secolo fra i 52 patroni di Napoli, festeggiato in numerose località campane e della penisola, ha una forte e fervente venerazione anche nel Cilento.

Patrono delle mamme in attesa e dei marinai, Sant’Aniello è invocato quale protettore delle partorienti e dei malati in generale.

La storia

Sant’Aniello o Agnello, nasce a Napoli nel 535 da Federico e da Giovanna, siciliani, di Siracusa (una tradizione parla di un lontano legame parentale con Santa Lucia).

Mamma Giovanna prega incessantemente la Vergine Maria per il dono di un figlio che non arriva. La costante preghiera ottiene alla donna il dono della maternità. Così ella si reca in Chiesa per offrire il bambino alla Madonna. Di fronte all’immagine della Vergine il bambino di soli venti giorni esclama: “Ave Maria!”, lasciando in un disarmante stupore i genitori e tutti i presenti. In ricordo di quel prodigio sul luogo viene realizzata una chiesa denominata “Santa Maria, intercede pro miseris!”.

Le notizie biografiche sul Santo vengono ordinate all’inizio del X secolo da Pietro, suddiacono della Chiesa napoletana, in seguito alla sua guarigione da una grave infermità ottenuta per intercessione di Sant’Aniello. Nel “Libellum miracolorum” il suddiacono Pietro, oltre alla sua, riporta 22 guarigioni operate dall’intercessione del Santo. Sant’Aniello sin da bambino si mostra disinteressato verso le cose terrene e tutto proteso verso i beni celesti; piange per i peccati commessi nel mondo.

Trascorre la giovinezza conducendo vita eremitica in una grotta posta nelle vicinanze della cappella dedicata a Santa Maria Intercede. Alla morte dei genitori utilizza tutti i suoi averi per compiere opere di carità e per costruire un ospedale in cui trovano assistenza poveri e sofferenti, e che in seguito verrà intitolato a lui.

Il Signore premia questa sua dedizione operando numerosi miracoli. Sant’Aniello acquista una straordinaria popolarità tra i suoi concittadini, tanto che nel 581, durante l’invasione longobarda, i napoletani si rivolgono a lui per chiedere che la città venga risparmiata. Così egli si mostra a difesa della città portando nella mano destra il vessillo della Croce (che oggi si vede nelle immagini che lo ritraggono).

Per sfuggire alla sempre crescente popolarità si allontana dalla città e vive esule dapprima a Monte Sant’Angelo, sul Gargano in Puglia, e poi a Guarcino (in provincia di Frosinone) dove rimane per circa sette anni e nel cui luogo in seguito sorge un santuario a lui dedicato. Il Santo vede in questo attaccamento alla sua persona una minaccia per la sua santità. Secondo quanto viene narrato, la Vergine gli appare e lo convince a tornare a Napoli.

Il salutare rimedio alla sua riservatezza gli viene offerto in un monastero in cui trascorre il resto della sua vita. Questo monastero, secondo il suddiacono Pietro, era stato fondato da Gaudioso Settiminio Celio, vescovo di Abitinia in Africa che aveva dovuto abbandonare la sua sede a causa della persecuzione dei Vandali, ed aveva trovato riparo a Napoli, dove aveva poi fondato questo monastero, forse basiliano.

Alla morte dell’abate del monastero di San Gaudioso, i monaci all’unanimità scelgono Sant’Aniello come Abate del monastero. Il Santo muore all’età di 61 anni, esattamente il 14 dicembre 596 ed i suoi funerali sono un’autentica apoteosi. Il culto Nel duomo di Napoli, all’interno della cappella di San Gennaro, è custodito un busto reliquiario contenente la mascella e la gola di sant’Aniello. Secondo la tradizione il suo corpo è sepolto nella Chiesa di Sant’Agnello Maggiore a Caponapoli. Nella penisola sorrentina c’è un paese a lui dedicato, Sant’Agnello, in cui si trova una Chiesa ugualmente intitolata al Santo.

Il culto nel Cilento

Il culto di Sant’Aniello è molto diffuso anche nel Cilento. Particolarmente presente a Rodio, il culto del Santo si riscontra anche a Pisciotta, Vallo della Lucania, Ascea capoluogo ed Ascea Marina. Il grande attaccamento del Cilento verso il Santo spiega la vasta diffusione del nome Aniello, Agnello ed anche al femminile Anella.

Il culto di Sant’Aniello a Rodio risale, secondo documentate testimonianze, agli inizi del XV secolo. Il popolo di Rodio è legatissimo al Santo, tanto da festeggiarlo tre volte l’anno. Oltre alla festa del 14 dicembre, memoria liturgica di Sant’Agnello abate, a Rodio il Santo viene festeggiato in altre due date: il 31 maggio e l’8 agosto.

Sant’Agnello venerato a Rodio

La data del 31 maggio è legata al ricordo dell’intercessione di Sant’Aniello in favore del popolo di Rodio. A causa di un intenso e catastrofico periodo di piogge, il raccolto rischiava di essere compromesso e di gettare così la popolazione nella miseria e nella fame. Grazie all’intercessione del Santo, l’incessante pioggia cessò ed il pericolo della fame si allontanò. La festa dell’8 agosto, particolarmente sentita anche per il ritorno al paese di tanti emigrati in occasione delle ferie estive e della festa, è legata invece alla protezione di Sant’Aniello verso alcuni abitanti di Rodio che di ritorno dalla Puglia furono risparmiati da una terribile peste che avevano incontrato lungo il cammino.

La festa di agosto vede una massiccia partecipazione di fedeli provenienti da tutti i paesi vicini. Dopo la celebrazione della messa segue una solenne processione che si svolge di mattina, a mezzogiorno, e per tutte le vie del paese. Durante la processione ai fedeli vengono distribuiti pane e vino in ricordo dell’intercessione di Sant’Aniello contro la carestia. Le tre feste sono precedute dalla novena, molto sentita e partecipata. Mentre al termine della processione che si svolge nei giorni di festa segue il bacio della reliquia di Sant’Aniello (un frammento del cranio del Santo) custodita in un bel reliquiario argenteo.

Il 30 luglio del 2009 la parrocchia di Sant’Agnello Abate di Rodio è stata elevata a Santuario diocesano dall’allora vescovo di Vallo della Lucania, Monsignor Giuseppe Rocco Favale, con solenne decreto di nomina. Oggi il santuario di Sant’Aniello a Rodio si dedica, in particolar modo, alla promozione, al sostegno ed alla difesa della vita nascente. La devozione verso Sant’Aniello è molto presente anche nella vicina comunità di Pisciotta, a partire dal XIX secolo. Per alcuni ammalati del borgo marinaro i rimedi medici si mostrarono inefficaci e così si pensò di portare da questi infermi lo stendardo di Sant’Aniello di Rodio.

La subitanea guarigione ottenuta per intercessione del Santo suscitò nei pisciottani una fervente devozione intorno al Santo, tanto da rivendicarne il patrocinio. Il popolo di Rodio indignato interdisse ai pisciottani l’ingresso al paese. In seguito a questo fatto, la confraternita di Sant’Aniello, costituita a Pisciotta nel 1906, si adoperò per far giungere in paese una propria statua di Sant’Aniello.

Da allora il Santo divenne patrono anche di Pisciotta. In onore del Santo si svolgono due feste: il 14 dicembre ed il 10 agosto. Sant’Aniello è raffigurato nelle immagini con gli indumenti da abate, in molto casi dai colori tipici dell’ordine agostiniano (tunica bianca e veste nera), e reca nella mano sinistra il libro delle Sacre Scritture e nella mano destra lo stendardo con cui assicurò la protezione di Napoli dall’invasione longobarda.

Sant’Agnello venerato a Pisciotta

La devozione a Sant’Aniello è molto radicata nei fedeli al punto da ritenere che il Santo possa in qualche modo risentirsi della mancanza di attenzione. Così ai genitori in attesa di un bambino viene raccomandato di recarsi in chiesa in occasione della festa del 14 dicembre per assicurarsi lo sguardo benedicente del Santo e di astenersi dal compiere lavori in questo giorno, a garanzia della salute del nascituro (poiché al Santo viene attribuito un carattere vendicativo a motivo della sua esigenza di devozione esclusiva).

Dalla saggezza popolare nasce a riguardo un proverbio: “A Sant’Aniello nun tuccà né forbice e né curtiello”. I fedeli ammirano del Santo soprattutto la sua totale abnegazione verso i bisognosi ed il dispendio delle sue forze verso le opere di carità. Sono le parole che si pregano durante la novena a testimoniarlo: “Ammiro, o glorioso Sant’Agnello, quella virtù della carità verso il prossimo, che più di tutte rifulse in Voi, specie quando vendeste il vostro ricco patrimonio per edificare un ospedale per poveri, al servizio dei quali dedicaste poi anche tutto Voi stesso”.

Un esempio da seguire e da imitare per una perfetta vita cristiana. Immensa è la gratitudine che i fedeli rivolgono al Signore per il dono di un così ammirabile protettore:

Evviva San’Agnello, viva con tutto il cuore il Santo Protettore che il Cielo a noi donò”.

Armoniose suppliche si elevano al cielo e con ferventi voci i fedeli chiedono a Sant’Aniello il dono di un cuore ardente di carità e la costante protezione:

D’amor purissimo ognor l’accendi: tu dai pericoli sempre il difendi. Le nostre fervide Preci al Signore Per te s’innalzano Agnel d’amore”.

Condividi questo articolo
Exit mobile version