Accadde ad Agropoli nel 1712: il miracolo della tempesta sedata compiuto da Sant’Angelo d’Acri

Ernesto Apicella

Il 15 ottobre 2017, Papa Francesco ha canonizzato Padre Angelo d’Acri, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, al secolo Lucantonio Falcone, nato ad Acri (CS) il 19 ottobre 1669.  Educato e istruito alla vita religiosa dallo zio prete, affascinato dalle prediche tenute ad Acri dal cappuccino Antonio da Olivadi, dopo vari tentennamenti, divenne Frate Minore Cappuccino nel Convento Francescano di Belvedere Marittimo. Proprio in quel Convento dedicato a San Daniele Fasanella, Martire di Ceuta, che ricevette ad Agropoli, dalle mani di San Francesco d’Assisi nel 1219, l’umile saio francescano. Nel libro coevo “Vita del gran servo di Dio P. Angelo d’Acri missionario…” scritto nel 1750 (l’edizione in mio possesso è la seconda del 1754) da Frate Macario Gambini da Mangone, Missionario ex provinciale dell’Ordine dei Cappuccini,leggiamo: “(…) Correano gli anni di Cristo 1690, allorché governava in qualità di primo Ministro la Provincia di Cosenza il fu P. Antonio d’Acri; e nel Convento di Belvedere, celebre per la nascita di S. Daniele Martire, il Padre Giovanni d’Orsomarso la facea da Maestro (…). Al 12 Novembre del 1690, giorno dedicato alle glorie di San  Diego, Confessore dell’Ordine, fu rivestito dell’Abito, con cui pur anche rivestì l’Uomo nuovo. Il nome di Lucantonio in quello d ‘Angelo commutato gli venne e ciò non senza consiglio dell’Altissima Provvidenza, perché qual’Angelo in carne, oppure qual’uomo Angelico apparire dovea, anche agl’occhi del mondo; per la Santità della vita, e per la novità de’ portenti, che doveano un tempo far celebrare per ammirevole in lui l’Onnipotenza Divina (…). Il 18 dicembre 1694, fu ordinato Diacono nella Cattedrale di Cosenza e il 10 aprile 1700, fu consacrato sacerdote nella Cattedrale di Cassano all’Ionio.

Sant’Angelo d’Acri basò la sua predicazione sulla Passione del Signore Gesù e sull’amore verso la Madonna Addolorata e il Crocifisso. Come Gesù, “Predicatore di strada”, visitò tutti gli angoli più remoti del Regno di Napoli. Svolse con semplicità di linguaggio la sua missione che si rivolse ai poveri e alla difesa dei più deboli, contro la tirannia dei prepotenti. Numerose le guarigioni miracolose attribuite alla sua intercessione. I suoi devoti lo chiamavano “l’Apostolo delle Calabrie”. Ricoprì nell’Ordine incarichi di governo come Padre Guardiano, Ministro Provinciale e Visitatore Generale. Il suo stile di vita poggiava su “cinque gemme”: la castigatezza, la semplicità, l’osservanza della Serafica Regola, il candore di vita e l’illimitata carità. Morì ad Acri il 30 Ottobre 1739. Il 9 Dicembre 1825, Padre Angelo d’Acri fu dichiarato Beato da Papa Leone XII. Il 15 Ottobre 2017, dopo 278 anni dalla sua morte, è stato canonizzato da Papa Francesco. E’ celebrato dalla Chiesa Cattolica il 30 Ottobre ed è il Patrono di Acri (CS). Egli è raffigurato mentre indica con la mano destra il Crocifisso, che impugna nella mano sinistra.

Le ricerche storiche mi hanno condotto a consultare l’antico testo coevo dal titolo “Vita del gran servo di Dio P. Angelo d’Acri missionario, exprovinciale Cappuccino, della Provincia di Cosenza. Estratta dalle autentiche deposizioni, preordinate alla sua beatificazione” scritto da Macario Gambini, nato nel 1701 a Mangone, da una famiglia benestante. La religione fu il suo motivo di vita indossando il saio dell’Ordine Francescano dei Minori. In esso ricoprì cariche importanti come grande Predicatore, Lettore e Provinciale. Frate intelligente, amato e stimato da tutti. Dopo anni di ricerche e studi, nel 1750 pubblicò “Vita del gran servo di Dio Padre Angelo di Acri“. Morì nel 1764.

Leggendo il suo testo sull’Apostolo delle Calabrie, a pagina 106, con mia grande meraviglia, ho scoperto una testimonianza riguardante la presenza di Sant’Angelo di Acri ad Agropoli e di un suo miracolo avvenuto nelle acque agropolesi. Una notizia sconosciuta, mai pubblicata, di enorme interesse religioso, che impreziosisce la storia della nostra cittadina. La testimonianza è sotto il titolo: “Predice una fiera tempesta di mare ed il tempo della calma”.

“Nell’anno stesso (1712) gli accadde viaggiar per mare, in tempo, che doveasi portar in Napoli; e ritrovando il legno approdato in Agropoli, perchè il vento mostravasi favorevole, serena l’aria e tranquillo il mare, il Pilota in ogni conto volle partire, anche contro la volontà di Padre Angelo, quale avealo certificato di una fiera tempesta.
Ma non sì tosto diedero le vele a venti, che sconvoltosi il mare, e conturbatasi l’aria, al soffio impetuoso degli scatenati Aquiloni si piansero per perduti. E se l’Orazioni del S. Religioso non eran fervide, rimasti tutti sarebbero miserabile avanzo delle procelle”.

La nave sulla quale viaggiava Sant’Angelo d’Acri, in missione nel Regno di Napoli, si fermò ad Agropoli. E’ probabile, che quel pomeriggio, il frate visitasse anche il Convento di San Francesco d’Assisi, a lui caro perché fondato dal Poverello d’Assisi e in ricordo di San Daniele Fasanella fondatore del Convento dei Cappuccini di Belvedere Marittima, dove aveva vestito il saio francescano. Comunque, il giorno successivo, il capitano della nave era ansioso di riprendere la rotta verso Napoli, ma Sant’Angelo d’Acri gli sconsigliò di ripartire per l’imminente arrivo di una tempesta marina. Il capitano non volle sentire ragioni e spiegò le vele al vento. Usciti dal porto di Agropoli, li colse una violenta burrasca, si sentivano già perduti, la morte era vicina. Grazie alle miracolose preghiere di Sant’Angelo d’Acri, passeggeri ed equipaggio si salvarono da sicuro annegamento.

Vi ho raccontato un’altra importante ed inedita pagina che si aggiunge al prestigioso libro della storia di Agropoli, che noi agropolesi dobbiamo custodire gelosamente e divulgare con orgoglio e passione.

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