Randagi a Capaccio Paestum, appello di una turista: più controlli sul territorio

Sergio Pinto

CAPACCIO PAESTUM. «Dopo trent’anni di vacanze nel Sud Italia mi ritrovo a verificare che il problema del randagismo, dell’abbandono e della diffusa insensibilità verso le condizioni di vita degli animali continuano a caratterizzare queste zone, atteggiamenti e comportamenti tipici di una società incivile e degradata». Esordisce così in una lettera Roberta Mastio, originaria del torinese ma frequentatrice di Capaccio Paestum dove ha trascorso le sue vacanze.

Il suo soggiorno in città ha rappresentato l’occasione anche per rilevare talune criticità che ha deciso di segnalare direttamente al sindaco Franco Alfieri, all’Asl Salerno e alle associazioni del territorio.

Randagi a Capaccio Paestum: la segnalazione

«Come turista – dice – devo comunicare la mia profonda amarezza verso il modello di gestione di un territorio candidato ad essere riconosciuto come patrimonio dell’umanità e che pertanto dovrebbe contraddistinguersi anche per la difesa dei diritti e la protezione anche degli animali. Ho soggiornato per le vacanze in un campeggio nella zona Torre di Paestum nel periodo 10-24 Luglio 2021. Nel campeggio in cui sono stata c’erano un numero significativo di gatti (tra cui due femmine con rispettivi 5/6 cuccioli) che sopravvivono grazie alla sensibilità di qualche dipendente del ristorante che lascia loro gli avanzi della cucina vicino ai bidoni della spazzatura. La Direzione si è dichiarata estranea alla gestione e cura dei gatti che pur stanziando sulla proprietà del campeggio vengono considerati randagi e selvatici e che pertanto, anche se visibilmente bisognosi di cure, in quanto malati, sono lasciati al loro destino senza prestare alcun soccorso. Questo è emerso in seguito alla necessità di curare un gatto gravemente malato che ho trovato vicino al bungalow in cui risiedevo»

«Rilevando la presenza di altri gatti anche nella zona limitrofa ho tentato di cercare un confronto in merito al problema della gestione degli animali con la Direzione della struttura antistante a quella in cui risiedevo, ma la risposta è stata che anche loro non se ne occupano perché non sono di loro proprietà, manifestando una profonda insensibilità al problema – prosegue la turista – Ho contattato diverse associazioni animaliste della zona per cercare un’anima sensibile che potesse adottare il gatto che ho trovato: i volontari erano in stato costante di emergenza in quanto sotto pressione per la gestione della quantità di randagi malridotti, tra cui anche molti cani. I volontari della zona si prodigano inoltre anche per gestire delle staffette dal Sud al Nord di animali forse segno tangibile delle difficoltà di offrire una vita dignitosa nel Sud Italia».

«La conclusione della storia di questo povero gatto sfortunato, che ho chiamato Leone, è che nonostante le cure che ho cercato di fornirgli, ricorrendo a un veterinario di Capaccio ed infine con il ricovero, in terapia intensiva, in una Clinica Veterinaria della zona, totalmente a mie spese (370 euro totali), è che non è sopravvissuto», dice rammaricata Roberta Mastio. Di qui l’appello ad «un pronto e tempestivo intervento al fine di adoperarsi per trovare soluzioni in collaborazione con le Associazioni di volontariato presenti sul territorio, che più conoscono la realtà degli animali presenti, fornendo cure agli animali incustoditi della zona, prevedendo anche campagne di sterilizzazione».

Condividi questo articolo
Exit mobile version