Dal Pascale al Cilento: Gerardo Botti, nuovo sindaco di Sessa. L’intervista

Ernesto Rocco

SESSA CILENTO. Gerardo Botti è il volto nuovo di queste elezioni amministrative nel Cilento. 65 anni compiuti ad agosto è stato eletto sindaco di Sessa Cilento con il 53% delle preferenze, al termine di una campagna elettorale particolarmente accesa. Botti è stato fino a pochi mesi fa direttore scientifico dell’Istituto Pascale di Napoli, incarico che ha mantenuto per cinque anni.

Arrivato alla pensione ha scelto di tornare a Sessa Cilento, paese di cui è stato nominato cittadino onorario, per candidarsi a sindaco, ruolo già rivestito dal padre per ben quattro mandati tra gli anni ’70 ed ’80.

Come mai ha scelto di tornare a Sessa Cilento e candidarsi a sindaco?
Queste sono scelte che vengono dagli affetti, dalle origini, dal forte senso di appartenenza. Io sono nato a Salerno ma mio padre era di Sessa Cilento, come tutta la mia famiglia. Dal mio primo anno di vita a causa di problemi di salute di mia madre sono stato cresciuto dalla mia nonna paterna a Sessa, ed anche dopo ho sempre mantenuto i rapporti con la mia terra d’origine. Questo rapporto con gli anni si è fortificato. Ecco perché una volta raggiunta la pensione mi sono chiesto se era il caso di regalare al paese tutta la competenza acquisita e la disponibilità del mondo intero per quello che ho fatto.

Anche suo padre è stato sindaco di Sessa Cilento, ciò ha influito?
Io lo vedevo fare politica, ma lui mi diceva sempre di starne lontano perché mi avrebbe distratto dall’attività di ricercatore che era un obiettivo che io sentivo fortemente. Mio padre, tra l’altro, era convinto che un buon medico che vuole andare avanti non può pensare alla politica che è molto seria e difficile da gestire. Me ne sono accorto in questi tre mesi. Ho scoperto una comunità che pensavo di conoscere e che invece non conoscevo.

Quali sono le sue prime sensazioni?
Una sensazione di libertà che si avverte anche nella popolazione. Noi abbiamo fatto una lista di programma non contro qualcuno. Abbiamo tanti giovani, molto motivati di cui avevo intuito le capacità. Forse la realtà contingente li aveva tenuti frenati anche perché le precedenti amministrazioni hanno puntato sempre sugli stessi personaggi, noi invece abbiamo pensato ad un programma innovativo anche per loro.

Quali sono le priorità della sua amministrazione?
Vogliamo portare benessere al territorio, creare un indotto importante che protegga anche la fuga di giovani. Rispetto a cinque anni fa registriamo 400 giovani in meno. Un dato che si è registrato anche nei votanti. Se non freniamo questo fenomeno rischiamo di dover chiudere questi paesi. Vogliamo creare economia legata all’ambiente, al percorso agroalimentare, al turismo. Serve un turismo selezionato, rivolto alla cultura dei nostri patrimoni, delle nostre arti, della nostra storia e delle nostre bellezze naturali. Abbiamo immaginato, quindi, un turismo legato allo sfruttamento dei sentieri, d’accordo con la comunità montana. Questo, aggiunto alla promozione dell’agroalimentare, può dare supporto all’economia, far vivere la comunità e soprattutto i nostri giovani.

E’ stata una campagna elettorale accesa. Proverà a riavvicinare anche chi era contro di lei?
Certamente. Nei piccoli centri la politica è fatta di contrapposizione molto spesso di natura personale, di accuse anche infondate fatte solo per colpire gli avversari. Per me però è una pagina chiusa. Già stamattina siamo stati sul comune per fare i primi atti e regolamentare le prime attività. Martedì convocheremo anche il primo consiglio comunale e ci sarà la giunta.

Lei che è un medico avrà notato delle carenze sotto il profilo sanitario sul territorio
Si, mi sono preoccupato già di contattare la direzione generale dell’Asl per creare una piccola unità territoriale che possa rispondere alle esigenze del territorio ed aiutare i più deboli. Pensiamo di avere un’ambulanza e di ottenere un infermiere almeno due volte a settimana. Ovviamente non sono cose che possiamo fare da soli, si tratta di un discorso di comunità. Ne ho già parlato con i sindaci dei centri vicini per fare in modo che le cose si possano fare concretamente senza determinare un costo eccessivo ai danni dei piccoli comuni.

Lei arriva dall’Istituto Pascale, ha avuto un ruolo importante. Più semplice fare il medico o il politico?
Dal punto di vista tecnico fare il sindaco non mi ha fatto paura. L’aspetto più difficile è quello di ricomporre una serenità amministrativa e far capire che il sindaco è sindaco di tutti i cittadini e che quando programma e amministra non sta facendo piaceri a nessuno, ma sta facendo il suo dovere per tutti i cittadini.

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