Estorsione: doppio blitz nel salernitano: 10 in carcere

Ernesto Rocco

Oggi,  i  Carabinieri  del Comando  Provinciale  di Salerno  hanno dato esecuzione  a due distinte  ordinanze  di  custodia  cautelare  personale  emesse  dal  GIP  del  Tribunale  di  Salerno  su richiesta della Direzione  Distrettuale  Antimafia di questa Procura,  nei confronti complessivamente di  10 indagati, tutti sottoposti a custodia cautelare in carcere e gravemente indiziati, a vario titolo, di estorsione,  danneggiamento,  detenzione  e  porto abusivi  dì  materiale  esplodente, riciclaggio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

I provvedimenti eseguiti si basano sulle risultanze di due articolate attività investigative condotte su delega di questa  Procura  Distrettuale  dalla  Sezione  Operativa  del Reparto Territoriale  di  Nocera Inferiore, l’una  a partire dal mese di gennaio 2020, l’altra  a partire da agosto dello stesso anno. Le indagini, sviluppate  mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, attività di osservazione video, analisi di tabulati telefonici, servizi di pedinamento,  accertamenti bancari ed altro, pur riguardando attività delittuose distinte, sono state condotte nei confronti di soggetti che hanno in entrambi i casi attinenza  (in  varia  misura) al contesto  della criminalità  organizzata  nocerina e, segnatamente,  al sodalizio criminale facente capo a CUOMO Michele, soggetto già condannato in via definitiva per appartenenza  ad associazione  di tipo mafioso quale membro del clan CONTALDO di Pagani e, più recentemente, figura centrale negli assetti camorristici locali, come emerso nel corso di svariati procedimenti penali tuttora in corso di svolgimento.

La prima indagine  è stata originata  dall’esplosione di un ordigno  del tipo “bomba carta”, che la notte  del  21/01/2020  ha gravemente  danneggiato  l’esercizio  commerciale  “Teca  Bar” sito  nella centrale  via  Matteotti   di  Nocera  Inferiore.  L’attentato  dinamitardo,   secondo  il  circostanziato impianto  accusatorio,  rientrava  all’interno   di  un  disegno  estorsivo  finalizzato  ad  impedire  alla medesima  società  titolare  di aprire  un  ulteriore  punto  vendita  lungo  il Corso  Vittorio Emanuele della stessa  città,  che proprio in quel periodo  era in fase di allestimento.  Il proposito  delittuoso, attuato   sotto  la  regia  del  predetto   CUOMO   e  con  la  personale   esposizione  dello  stesso   nelle condotte intimidatorie che  hanno  preceduto l’atto violento  sopra  descritto,  si prefiggeva  il preciso scopo  di preservare dalla  concorrenza un altro  esercizio  commerciale, anch’esso ubicato  in Corso Vittorio  Emanuele,  luogo  di ritrovo  abituale  dei componenti del gruppo CUOMO e il cui titolare  è risultato  in contatto  con  il vertice  del  sodalizio stesso.  La  condotta intimidatoria e violenta  degli odierni   indagati   (risultano colpiti  dalla  misura  cautelare   3  soggetti,   essendo   un  quarto  indagato frattanto deceduto per complicanze da Covid-19) ha effettivamente conseguito l’obiettivo, data  la decisione dei  soci,  per effetto  delle  minacce  subite,  di soprassedere alla  realizzazione del  secondo punto vendita (oltretutto sobbarcandosi conseguenti perdite economiche considerati gli investimenti sostenuti), e, dopo  qualche  mese e proprio  a seguito  di quanto  accaduto, di provocare  l’abbandono della medesima  società da parte di due dei suoi tre componenti.

La  seconda  indagine   ha  riguardato una  serie  di  condotte delittuose riguardanti un’operazione  di riciclaggio di liquidità  per  un  ammontare pari a 25.000  Euro  circa  che,  a causa  dell’improvvisa e inattesa   impossibilità  per   gli   interessati   di  riappropriarsi  del   valore   dopo   aver   compiuto   le operazioni volte  ad ostacolarne l’identificazione della  provenienza delittuosa, sfociava  in  vere  e proprie  dinamiche estorsive caratterizzate da atti di violenza  fisica  e vessazioni  psicologiche a fini coercitivi.  La  vicenda   emergeva  nell’agosto  2020,   allorquando  la  titolare   di  una  rivendita   di abbigliamento da  cerimonia sita  a Cava  de’  Tirreni,   per il tramite  di  una sua  conoscente, veniva coinvolta   da  un  gruppo  di  soggetti   tra  i   quali   CIOFFI   Leontino   (personaggio  a  sua  volta  in comprovati rapporti  con il gruppo CUOMO) a convogliare mediante  bonifico  su un conto corrente estero  riconducibile al CIOFFI, dietro promessa  di un compenso pari al 15 % della somma,  liquidità cedutale  attraverso pagamenti   a mezzo  P.O.S.   con  carte  di credito superflash.  Senonché,  l’entità delle transazioni – a suo dire esorbitante rispetto  alle proprie  iniziali  intenzioni  – e il carattere seriale delle stesse  inducevano l’istituto di credito  a bloccare  momentaneamente l’accredito,  vanificando il tentativo   dei  cedenti  di  giustificare l’operazione con  fatture  false  attestanti   rapporti  commerciali effettivamente inesistenti. Il congelamento della somma  determinava una crescente  fibrillazione del gruppo, i cui membri,  al fine di coartare la volontà  della donna,  esercitavano vessazioni  e minacce all’incolumità  della   persona    e   all’integrità  della   sua   attività   commerciale,  prospettando   in particolare sia  gravi  ripercussioni fisiche  (in  un  caso  effettivamente estrinsecatesi in  percosse  e conseguenti  lesioni   personali),  sia  la  distruzione  del  negozio,   il  tutto   corroborato dall’asserita riconducibilità del denaro  ed interessamento ali’operazione al clan  camorristico MAZZARELLA  di Napoli.   Gli  approfondimenti  investigativi effettuati   nel  senso  hanno  consentito dì  accertare che l’organizzatore  dell’operazione era  il detenuto IACOMINO Simone,  che  agiva  dal  carcere  per  il tramite   di  ASCIONE   Giovanni   da  Portici  (ambedue   destinatari   dall’odierno   provvedimento cautelare),  e che  l’estrazione criminale  dei due, così  come desumibile  dai  precedenti  a carico,  è caratterizzata  da concreti e documentati  collegamenti  con il contesto  relazionale e   associativo del citato clan MAZZARELLA.

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