9 settembre 1943, Sbarco di Salerno Agropoli al centro di un intrigo Internazionale tra Mafia e FBI

Ernesto Apicella

 Le analisi storiche fatte nel dopoguerra, confermate da recenti studi storici, effettuati dopo l’apertura degli archivi Top Secret della FBI, ci dicono che la FBI americana, grazie alla collaborazione della Mafia americana e siciliana, in particolare del “boss dei boss” Lucky Luciano, creò una rete di informatori e collaboratori nel sud Italia per preparare ed agevolare gli sbarchi delle truppe Anglo-Americane. Lo scopo era di ricevere informazioni sulle truppe tedesche presenti sul territorio e di sensibilizzare le popolazioni locali, sulla bontà degli sbarchi americani sulle coste italiane. Qualche mese prima degli sbarchi in Italia, la FBI contattò Lucky Luciano, capo indiscusso della Mafia italo-americana, detenuto in carcere. Gli proposero di far sostenere dalla Mafia in Italia, attraverso Vito Genovese, suo braccio destro, estradato dall’America a Napoli nel 1937, le operazioni militari delle truppe americane sul suolo italico. In cambio avrebbe ottenuto maggiore libertà di movimento in carcere, la scarcerazione con espatrio in Italia e il ritorno al potere della mafia in Sicilia, attraverso incarichi politici. Il “patto”(top secret) fu sigillato.

Nelle foto e nei filmati realizzati dai cineoperatori, al seguito delle truppe americane, su una barca giunta da Agropoli, defilato e quasi nascosto, c’è un civile. Questi fu accompagnato, con una scialuppa della Marina, a colloquio con il vice comandante dell’attacco da mare, il Contrammiraglio Conolly. Chi era questo civile? Era stato lui ad evitare che Agropoli fosse bombardata, pur essendo presente l’agguerrito 79° Reggimento Granatieri Panzer, comandato dal Colonnello Von Doering?

Gli eventi bellici dello Sbarco di Salerno, ci narrano dei tragici e luttuosi bombardamenti che colpirono Sapri, Vallo della Lucania, Ostigliano, Roccadaspide, Eboli, Campagna, Battipaglia e Salerno. Agropoli fu risparmiata. Solo tre cannonate, per tre obiettivi colpiti e distrutti. Il 10 settembre la Quinta Armata americana entrò in Agropoli senza combattere. Il 12 settembre il Tenente Colonnello Andrew F. Price fu accolto con entusiasmo dagli agropolesi. Come mai? Eppure Agropoli ricopriva una posizione strategica nello scacchiere militare dello sbarco. Voci di paese, nel dopoguerra, narravano la storia di alcuni agropolesi che, partiti da Agropoli ai primi del novecento per l’America del nord, erano entrati nella Mafia. Nella prima metà degli anni trenta erano ritornati ad Agropoli. Grazie al “rispetto” che godevano, crearono una rete di collaboratori per comunicare agli americani i movimenti delle truppe tedesche nel Cilento. E, si dice, furono i primi a salutare i soldati della Quinta Armata. Un’operazione di spionaggio al servizio degli americani che riuscì a proteggere Agropoli dai bombardamenti, dalla devastazione e dalla perdita di vite umane. Un intrigo internazionale tra FBI e Mafia che salvò Agropoli dalla sicura distruzione.

Condividi questo articolo
Exit mobile version