In un libro il giallo sulla morte dell’escursionista Simon Gautier

Ansa

Da qui io vedo il mare, potete aiutarmi per favore?“. Il 9 agosto 2019, in un anfratto della costa della Masseta, a San Giovanni a Piro, nel Cilento, Simon Gautier con un filo di voce provò a spiegare dove fosse, invano. Era steso, con le gambe rotte, stava morendo dissanguato ma riuscì a fare quell’ultima telefonata al 118. Fu trovato morto, nove giorni dopo, a poca distanza da spiagge affollate.

Francese, 28 anni, laureato alla Sorbona, viveva a Roma dove studiava per il dottorato in Storia dell’arte. Era arrivato l’8 agosto per fare trekking, aveva dormito su una spiaggia di Scario e il giorno dopo si era messo in viaggio su un sentiero pericoloso. Voleva tornare a Napoli seguendo le strade sterrate ma si perse, cadde, morì. In quell’ultima conversazione col 118 Simon non riuscì a dare indicazioni precise ai suoi soccorritori.

Poteva essere salvato? Perché i media francesi se la presero con l’Italia? Chi erano gli eroi per caso che scesero in campo? Cosa si sta facendo affinché quella tragedia non si ripeta? Prova a rispondere Luca Maurelli, giornalista napoletano e autore di libri d’inchiesta, in un libro.

Nel volume, che sarà presentato a “NapoliCittàLibro” il 2 luglio, a Palazzo Reale, Maurelli ha compiuto una full immersion nei luoghi di quella tragedia, ponendo dubbi senza dare giudizi, esplorando personalmente quei sentieri, intervistando volontari, testimoni e anche la ragazza che per ultima, la sera prima dell’incidente, vide il francese accamparsi in spiaggia.

Formula nuove ipotesi sulla dinamica tra documenti inediti, testimonianze, ma pone anche interrogativi sulla sicurezza della sentieristica in relazione ad altre morti nell’area, anche recenti. Pesca tra le pieghe dell’inchiesta della Procura di Vallo della Lucania e conclusa con l’archiviazione.

Dice Maurelli: “L’iniziale mancata utilizzazione degli elicotteri e i tempi della morte di Simon, brevissimi secondo la Procura, più ampi per i legali della famiglia Gautier, una forbice su cui si è giocata la valutazione sui presunti errori nei soccorsi”.

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