Agropoli: a 50 anni dalla realizzazioni un vincolo di tutela sulle 7 opere d’arte della scuola Landolfi

Ernesto Apicella

Nel 1971, con l’Amministrazione Maurano, ai sensi della legge 717 del 1949, che prevedeva la realizzazione di opere d’arte negli edifici pubblici di nuova costruzione, nell’edificio del I° Circolo Didattico “Gino Landolfi” furono collocati sette pannelli ceramici di grandi dimensioni. Delle sette Opere d’Arte, quattro furono dipinte dall’artista Diana Franco e posizionate sulle pareti esterne dell’edificio; le altre tre, dipinte dagli artisti Domenico Trasi, Piero Viti e Giulio Infante, furono posizionate all’interno, rispettivamente al primo, secondo e terzo piano.
A distanza di cinquant’anni, penso che sia opportuno, consapevole della sensibilità culturale del Sindaco Dott. Adamo Coppola, che queste notevoli Opere d’Arte, già patrimonio comunale, siano poste sotto vincolo e tutela.
Il tutto per evitare che in futuro possano essere, involontariamente, danneggiate o distrutte. Allo stesso tempo, la tutela ci consentirebbe di valorizzare un nostro edificio scolastico, già sede di cultura, elevandolo a piccolo Museo d’Arte agropolese.
Vi propongo una breve scheda degli artisti e dei sette pannelli ceramici.

Diana Franco

Diana Franco nasce a Napoli nel 1929 da una famiglia di artisti. Negli anni ’50 si abilitò all’insegnamento di arte, pittura e ceramica presso il Magistero di Napoli e ricoprì la cattedra di Discipline Pittoriche. Insegnò pittura, disegno dal vero, educazione visiva e divenne curatrice del laboratorio di ceramica presso l’Istituto d’Arte Palizzi di Napoli.

Ha vissuto il ‘900 subendone influenza e fascino, attraversando correnti come il Futurismo, aeropittura, arte nucleare, pop art, concettuale. Ispirandosi a ogni corrente e spesso anticipando tempi e segni. Dominando stili e tecniche, ha saputo creare uno stile personale dal tratto inconfondibile forte e deciso. Ha collaborato con noti architetti alla decorazione artistica di strutture pubbliche e private, aggiudicandosi la vincita di molteplici concorsi pubblici su bando nazionale. E’ molto apprezzata in Brasile, dove ha vissuto per alcuni anni. Ma è soprattutto la nostra regione Campania che conserva numerose opere di Diana Franco, alcune delle quali sono attualmente oggetto di restauro per la conservazione del patrimonio pubblico e fanno parte della tutela ministeriale dei Beni della Soprintendenza. Nel 1971, le venne assegnato dalla Prefettura di Salerno il “Premio Agropoli” con la seguente motivazione: “Negli anni Sessanta e Settanta si dedica a opere di abbellimento architettonico, nella convinzione secondo cui l’arte ha una missione pedagogica e culturale attraverso cui diffondere e mantenere viva la cultura”.

L’Universo e le scoperte astronomiche (?). (Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
L’Universo e le scoperte astronomiche (?). (Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
Arti e Scienze del nostro patrimonio culturale (?).
(Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
San Francesco d’Assisi predica ai pesci. (Pannello: H. mt. 2.80 x B. mt. 2.10)

Domenico Trasi nato a Salerno nel 1915. Artista di levatura nazionale, ha partecipato con successo dal 7 marzo al 31 maggio 1953, alla mostra “L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia. Mostra di arti figurative e di arti applicate dell’Italia meridionale“, tenutasi a Roma nel Palazzo delle Esposizioni. Una mostra, pensata quale “Rassegna dei valori artistici del Mezzogiorno d’Italia” allo scopo di valorizzarne le energie artistiche e promuoverne i talenti. Comprendeva due sezioni: arti figurative (pittura, scultura e bianconero) e arti applicate (artigianato artistico nelle sue più diverse declinazioni, dalle oreficerie ai metalli, ai cammei alle ceramiche, ai tessuti e ricami). Nel 1956,era tra gli artisti della “Mostra d’Arte Sacra” nel Tempio di Pomona a Salerno, con un quadro dedicato a San Francesco d’Assisi. Alcuni suoi dipinti sono presenti nella Collezione d’Arte della Camera di Commercio di Salerno. Ha pubblicato nel 1980 il libro: “Gesù il Cristo Risorto…“. Nel 1971 ha realizzato l’opera ceramica presente nell’edificio del I° Circolo Didattico “G.Landolfi” di Agropoli. 

Sermone di San Francesco d’Assisi agli agropolesi (?), particolare. (Pannello: H. mt. 1.60 x B. mt. 3.20)

Piero Viti

Piero Viti nasce a Volterra (Pisa) nel 1931. Studia sotto la guida di Mino Trafeli, che lo definisce “ingegnere artistico”. Viti inizia a creare negli anni quaranta disegni che indagano i rapporti tra arte e scienza, tema cardine della sua poetica, sviluppato talvolta in maniera così avveniristica da non essere compreso. Si occupa della ricostruzione del Teatro Romano di Volterra. Sin dal 1953 esperimenta “oggetti-progetti” e “gelo-disgelo” come piazzamenti plurisignificanti della scultura. Negli anni Settanta entra a far parte del Circolo Culturale  “Il Moro” di Firenze, ricoprendo la mansione di coordinatore per il collegamento di Centri Autogestiti in Italia. “È proprio negli anni Settanta – scrive Valeria Bruni – che Viti individua in maniera ineccepibile, il percorso da seguire rivendicando certe scoperte precedenti e sperimentando nuove soluzioni formali”.       Ha fatto parte del Centro Modigliani, del Centro Arteria e dell’Ottovolante fino a tutto il 1990. La sua attività espositiva personale inizia nel 1954 con la mostra “Oggetti Progetti”, a Volterra, curata da Mino Lazzeri e Mino Trafeli a cui segue nel 1972 “Viti la macchina e la natura”, Maire De Gagny, Parigi, curata da Umberto Baldini. Tre anni dopo, Viti presenta una personale, a cui seguono le mostre alla Galleria Schettini a Milano; al Castello dei Conti Guidi a Poppi (Arezzo); alla Galleria Volta dei Peruzzi, a Firenze; al Palazzo dei Diamanti a Ferrara; a Palazzo Strozzi a Firenze.

La civiltà umana, dalle origini ad oggi (?). (Pannello: H. mt. 1.60 x B. mt. 3.20)

Guido Infante  

Nato ad Orria Cilento nel 1930, inizia da bambino a lavorare presso le faenzere di Vietri compiendo l’apprendistato alle manifatture ICS, Faenzarella, Avallone, ICAM. 
Ormai formato, si sposta a Roma dove trova lavoro come collaboratore dello scultore Amerigo Tot.
Nel 1952 ritorna a Napoli, lavorando presso la manifattura Ceramiche Artistiche Napoletane e dove conosce Mariano Riparini, con il quale, intorno alla metà degli anni Cinquanta apre un laboratorio di ceramica.    La società dura solo pochi mesi e Guido Infante presto rimane unico proprietario della ditta.
A partire dalla seconda metà del decennio, all’attività artigianale Infante affianca quella artistica e didattica. Dagli anni Settanta, la produzione diventa prettamente scultorea e alla maiolica viene privilegiato l’uso del gres e della cottura ad alta temperatura.

Rivoluzione industriale (?). (Pannello: H. mt. 2.00 x B. mt. 3.20)
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