12 maggio: San Filippo d’Agira, venerato nella Chiesa cattolica è patrono di Laurito

Concepita Sica

San Filippo d’Agira, chiamato anche con altri nomi (San Filippo il Siricaco, San Filippo di Tracia, San Filippo Agirò, San Filippo Argirone, San Filippo Costantinopolitano, San Filippo ‘u niuru) è largamente venerato nell’Italia meridionale ed incontra una singolare devozione a Laurito (Sa).

La storia

Le notizie sulla vita di San Filippo d’Agira si possono ricavare da due distinte fonti, una riconducibile ad un certo Atanasio, vissuto nell’VIII secolo, ed un’altra redatta da Eusebio di Agira, discepolo di San Filippo, risalente al V secolo. Entrambe le fonti concordano su tantissimi particolari della vita e persino sulla data della morte, avvenuta il 12 maggio, ma differiscono sostanzialmente sul periodo storico in cui situano la vita del santo.

Nella sua Cronaca Atanasio colloca San Filippo nel I secolo, precisamente nel periodo apostolico e sarebbe uno dei “sette” diaconi scelti per servire alle mense (cf. Atti 6,1-6), che predicava Cristo e faceva uscire dagli indemoniati gli spiriti impuri e guariva paralitici e storpi (cf. Atti 8,5-7). Atanasio riferisce che San Filippo, figlio del Siriaco Teodosio e di Avesia, entrambi di condizione agiata, si reca a Roma, salpando da Cesarea Marittima, per dividere il pane con i cristiani della città. Durante il viaggio la nave viene colta da una tempesta e naufraga sull’isola di Creta. Quando poi giunge a Roma, l’apostolo Pietro lo eleva al sacerdozio e lo invia in Sicilia col mandato di esorcizzare e di annunciare il Vangelo a quei popoli. Sbarcato a Messina, percorre la via dell’Etna ed arriva ad Agira, dove svolge l’apostolato per quarant’anni e dove poi muore.

Dalla cronaca di Eusebio si apprende, invece, che il santo, figlio di Teodosio di stirpe siriaca e di Augia, nobile romana, è originario della Tracia, vissuto al tempo dell’imperatore Arcadio (395-405), quindi è collocato nel V secolo. Secondo quando riferisce Eusebio i genitori del santo, ormai avanti negli anni, dopo aver perso tragicamente tre figli, travolti dalla piena di un fiume, chiedono a Dio la grazia di poter avere un altro figlio. In un sogno la donna riceve da Dio la rassicurazione di aver ascoltato la sua preghiera e così dopo nove mesi accolgono con somma gioia e gratitudine il figlio che Dio aveva promesso e che aveva chiesto di chiamare Filippo.

Dopo un’infanzia trascorsa nello studio della Parola di Dio e nella formazione cristiana, viene ordinato diacono e a 21 anni decide di partire alla volta di Roma. Giunto nell’Urbe viene convocato dal papa, di cui non è riportato il nome, che era stato informato del suo arrivo per ispirazione divina, e lo invita a partecipare come diacono alla celebrazione eucaristica. Attraverso l’imposizione delle mani e la benedizione, Filippo riceve il dono di esprimersi in latino durante la liturgia e questo miracolo si verifica anche fuori dal contesto liturgico. Dopo averlo ordinato sacerdote il papa lo invia in Sicilia con la missione di evangelizzare ma soprattutto di liberare Agira dalla presenza dei demoni. Il papa consegna a san Filippo un decreto affinché con esso lotti contro le potenze demoniache. Prima raggiunge Messina, poi si reca ad Agira. Per tre giorni compie numerose guarigioni nella città, poi sale sul monte su cui si trovano alcuni demoni. San Filippo utilizzando il decreto consegnatogli dal papa, impartisce una benedizione in seguito alla quale i diavoli si precipitano giù dal monte gridando il proprio dolore per essere stati scacciati dalla potente mano del santo.

Ad Agira vive una vita austera, dimorando in una grotta ai piedi del monte, dedito alla preghiera, alla penitenza e all’evangelizzazione. Libera gli uomini dalle insidie del maligno e li guida nelle vie della fede. È uno strenuo operatore di pace, un fedele annunciatore del Vangelo. Si prodiga per le persone bisognose: poveri, malati, emarginati. Tra la gente si diffonde anche la fama di taumaturgo e di operatore di miracoli.

Nella Cronaca di Eusebio sono riferiti numerosi eventi prodigiosi. Quelli più diffusi nella tradizione riguardano la guarigione di una fanciulla indemoniata, la risurrezione di un ragazzo, la guarigione di un uomo morso da una vipera, la guarigione di una donna che soffriva di perdite di sangue, la guarigione di un uomo colpito da una cancrena, la guarigione di un uomo accecato dal demonio, la guarigione di una monaca oppressa dal demonio, la liberazione di dodici uomini condannati a morte ma innocenti.

Dopo aver trascorso una vita di dedizione al Signore ed aver operato innumerevoli prodigi, San Filippo appare in sogno ad un notabile siciliano di nome Belisario chiedendogli di recarsi ad Agira per la costruzione di una chiesa. Trascorsi alcuni giorni questi giunge con la sua famiglia ad Agira e qui gli appare di nuovo in sogno Filippo che gli indica la forma della chiesa a lui dedicata ed anche il luogo della sepoltura. Dopo aver celebrato l’Eucaristia, il 12 maggio, San Filippo si sdraia nella sua urna e all’età di 63 anni muore nella pace del Signore. L’anno della morte viene collocato tra il 453 ed il 457.

Recenti studi, condotti da esperti studiosi, nella documentazione custodita nell’Archivio Vaticano e nell’abazia di Agira, collocano la vita di San Filippo in un periodo diverso da entrambe le cronache sopra menzionate, ovvero nel VII secolo. Anche se la collocazione temporale è fluttuante gli elementi biografici riferiti, tuttavia, rimangono saldi.

Persecutore dei demoni

Nelle biografie sono riferite anche le continue lotte, sfide e scontri di San Filippo col demonio. In particolare si narra che dopo una violenta lotta, avvenuta all’interno di una grotta, il demonio sconfitto provoca una grande buca in una roccia che da allora viene detta “rutta pirciata” (grotta bucata).

Il culto

Le due biografie, come già detto, convergono sul giorno della nascita al cielo di San Filippo, ovvero il 12 maggio. Alcuni monaci, dopo la sua morte, assumono come modello di vita quello del santo e, accanto alla chiesa che custodisce le sue reliquie, costruiscono un monastero che in poco tempo diventa il più famoso di tutta la Sicilia. La città greca di Agyrion, denominata in epoca romana Agirium, a partire dal basso medioevo e fino al 1939 viene rinominata in onore del santo col nome di San Filippo di Argirione o di Argirò.

Il culto di san Filippo è diffuso in tutta la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e a Laurito.

Adagiato su una verdeggiante collina, alle pendici del Monte Fulgenti, il paese di Laurito ospita nel suo cuore la chiesa di San Filippo, risalente al XII secolo. All’interno della chiesa si trova una singolare cappella con degli affreschi meravigliosi realizzati sul finire del XV secolo e che costituiscono un piccolo gioiello di pittura. Nella cappellina, realizzata in stile gotico, che con tutta probabilità faceva parte del palazzo baronale e che successivamente viene inglobata nella chiesa di San Filippo ma nella zona opposta a quella absidale, sono stati realizzati dei magnifici affreschi che ornano le pareti e la volta a crociera del piccolo edificio e che raffigurano episodi importanti del Nuovo Testamento.

Nell’iconografia tradizionale San Filippo viene raffigurato con la pelle bianca, la barba, ed in piedi, nell’atto di benedire, mentre indossa abiti sacerdotali sia di forma orientale che di forma latina e nell’atto di liberare qualche posseduto. Altre volte è raffigurato con la pelle scura, la barba, in abiti sacerdotali e con in mano un libro che secondo alcuni sarebbe il Vangelo mentre per altri potrebbe essere il documento datogli dal papa e che egli usa per praticare gli esorcismi.

A Laurito San Filippo è raffigurato con la mitra e il pastorale, da vedere non come segni del suo episcopato, quanto come insegne pontificali di un abate a testimonianza dell’antica provenienza monastica del culto del santo nel paese cilentano.

“San Filippo scudo e spada

la tua reliquia sia

da ogni sorta ria

ci possa liberare!”

Come il più prezioso dei tesori il popolo di Laurito conserva con cura e devozione la reliquia del mignolo destro di San Filippo.

Nel tempo della novena i fedeli di Laurito invocano il Santo di Agira per essere liberati, con la sua potente intercessione, da ogni male.

Davanti alla venerata immagine, da secoli, i fedeli invocano la protezione del santo patrono per le famiglie, gli ammalati, i fanciulli, gli afflitti e tutti i devoti.

Il ritorno alla tanto desiderata normalità e la liberazione dal male presente e da tutti i mali sia la potente preghiera elevata a San Filippo e che Dio si degni di accogliere.

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