Senatrice Corrado in visita al Parco di Velia: ancora perplessità sui lavori al teatro

Comunicato Stampa

“Mi preoccupa che, con lo stesso spirito che ha presieduto alla realizzazione del recente intervento sul teatro ellenistico-romano di EleaVelia, si possano affrontare, a Velia, a Paestum e a Pompei, progetti ben più complessi e finanziariamente dotati.” Lo afferma la sen. Margherita Corrado, archeologa e membro della Commissione Cultura, di ritorno da un sopralluogo nel PAEVE.

“Auspico, perciò,” aggiunge “che la direzione del Parco, oggi avocata dal prof. Osanna in attesa della prossima nomina fiduciaria del Ministro, possa essere assunta da un dirigente che alla competenza in materia tecnico-amministrativa associ sufficiente dirittura morale e consapevolezza del ruolo della PA da poter guardare con lucidità al territorio in cui insistono i due parchi cilentani e adottare tutte le precauzioni opportune per non lasciare alcuno spazio al malaffare.”

E continua: “La mia visita di lunedì 3 maggio, aveva lo scopo di completare la conoscenza della documentazione prodotta dal PAEVE, istituto del Ministero della Cultura dotato di autonomia speciale che da poco più di un anno associa Paestum e Velia, in rapporto al restauro eseguito nel teatro eleate sotto la direzione (da poco cessata) del dott. Gabriel Zuchtriegel, oggetto di contestazioni che non accennano a placarsi. Lo scorso marzo interrogai direttamente Franceschini al riguardo, nell’aula del Senato, e non ho mancato poi di segnalare presunti profili di irregolarità alle autorità preposte. La risposta del Ministro mi lasciò infatti del tutto insoddisfatta, poiché risultò evidente, nelle sue parole, il tentativo di arrampicarsi sugli specchi per negare le molteplici criticità del suddetto intervento, oggi confermate e accresciute dalla ostensione dei tre elaborati grafici che non mi sono stati inviati in formato digitale adducendo l’impossibilità di fotocopiarli. Dopo avere visionato di persona quelle tavole (stato di fatto, degrado e quotata), mi sento di ipotizzare che la ragione della mancata trasmissione fu un’altra: l’insufficienza delle stesse, oltre alla loro non chiara cronologia e ‘posizione’ nell’ambito della documentazione di progetto.

Mi stupisce e m’indigna, francamente, che le tre tavole non abbiano alcun frontespizio contenente dati identificativi. L’assenza del numero di protocollo (consentita ex art. 53, c. 5 del DPR 445/2000 quando gli elaborati grafici siano allegati ad una nota o relazione) è stata giustificata con l’associazione alla “Relazione Tecnica e Perizia Tecnica” del primo progettista, atto che però non le cita e del resto dovrebbe limitarsi a descrivere i contenuti dell’intervento, mentre quel tipo di elaborati spetta piuttosto ad una delle fasi della progettazione vera a propria. In ogni caso, la verifica eseguita sul sistema di protocollazione elettronica non sembra avere confermato l’assunto.

Per esplicita ammissione dell’ex Direttore, inoltre, che ringrazio per la franchezza (oltre che per la cortese accoglienza), le stesse tavole non sono state caricate sulla piattaforma MEPA insieme al computo metrico. Il sospetto di una loro realizzazione ex post, avanzato a mezza voce da molti, non è stato fugato dall’esame autoptico: tutto lascia supporre, anzi, che gli elaborati minimi richiesti per i diversi livelli di progettazione dal regolamento attuativo del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (154/2007), ammesso che possano identificarsi ed esaurirsi nelle tre tavole, non siano esistiti se non dopo che l’esecuzione dei lavori ha generato polemiche.

Al netto delle contestazioni che le autorità preposte a verificare i diversi profili di irregolarità sapranno e vorranno avanzare al PAEVE, è deplorevole la superficialità con cui sembra essere stato affrontato l’intero iter burocratico dell’intervento sul teatro di Velia, quasi che in un Istituto con autonomia speciale il rispetto delle regole sia discrezionale, tant’è. Una superficialità che si aggiunge all’opinabilità delle scelte progettuali compiute per il restauro del monumento (o il restauro del restauro, come piace dire ai responsabili), decisamente ‘pesanti’ in rapporto alla sua delicatezza – com’è pesante la scelta tecnica adottata per realizzare i percorsi di miglioramento dell’accessibilità nel parco di Paestum -, e, più grave e pericoloso, all’ignavia candidamente confessata nei confronti delle ‘pressioni ambientali’ che, guarda caso, sembrano emergere anche nel caso di specie persino dalla consultazione di sole fonti aperte.”

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