Lo “strano destino” del Re di Napoli Gioacchino Murat

Letizia Nunziata

Dopo l’occupazione militare del regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte fu nominato re di tale regno da Napoleone. La sua principale riforma fu l’eversione della Feudalità secondo il modello francese. A Giuseppe, designato re di Spagna da Napoleone, successe  Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone. Dalla personalità carismatica, Gioacchino Murat fu particolarmente amato dai napoletani e con lui, il regno assunse un carattere più nazionale.

Il Re Gioacchino Murat apprezzò il territorio cilentano tanto da pronunciare, in prossimità del Belvedere di Castellabate: “Qui non si muore” e tale frase è inscritta in una targa presente su tale Belvedere e omaggiata nella pellicola cinematografica “Benvenuti al Sud” diretto da Luca Miniero (2010).

Sul destino di Gioacchino Murat ha influito anche un episodio accaduto ad Agropoli, nel 1808, quando la guarnigione francese del capitano Remy, arrivò nel territorio agropolese insediandosi nel Castello.

Questo episodio viene descritto in diverse fonti e riproposto all’interno del libro di Germano Rizzo, “Agropoli, i personaggi, la sua storia . (Un viaggio nel tempo alla ricerca di un’identità.)” pubblicato nel 2020 pochi mesi prima della morte prematura dell’autore. “Un vero è proprio viaggio nel tempo alla ricerca di quanto di interessante, nel corso dei secoli, la storia ha riservato a questa città ” rende noto l’autore nelle note introduttive del libro. 

Ebbene, nel capitolo V del libro dal titolo “Lo “strano” destino di Gioacchino Murat” viene narrato l’episodio accaduto ad Agropoli: i francesi si apprestarono ad organizzare al meglio le postazioni del castello, rimettendo in funzione due cannoni abbandonati rinvenuti presso il Palazzo del Governatore. Tali cannoni vennero utilizzati non appena, gli stessi francesi, notarono al largo di Agropoli una nave da guerra britannica che inseguiva una chiatta carica di armi e munizioni diretta in Calabria e i francesi spararono con l’artiglieria ritrovata contro gli inglesi, ignari dell’esistenza della guarnigione. La loro ritirata permise il salvataggio della chiatta e del suo comandante, il pirata maltese Barabas. Quest’ultimo sarà fatale per il destino di Gioacchino Murat.

Infatti, l’8 ottobre 1815 l’ex-Re di Napoli ,Gioacchino Murat, sbarcò coi compagni a Pizzo di Calabria per cercare di recuperare il proprio trono ma ben presto la notizia della sua comparsa a Pizzo arrivò all’orecchio del capitano borbonico Trentacapilli che riuscì a raggiungerlo. Gioacchino e i suoi si gettarono per balzi e dirupi verso il mare nella speranza di raggiungere i canotti e con essi la tartana; questi c’erano ma la Tartana, comandata da Barabas era già scomparsa a largo. 

Murat fu fatto prigioniero e dopo aver scritto un’ultima lettera d’addio alla moglie Carolina e ai figli , ordinò egli stesso al plotone che gli stava davanti di sparare, chiedendo soltanto che gli fosse risparmiato il viso.
Rizzo conclude affermando: “chissà, se quel giorno lontano del settembre 1808, quella guarnigione francese, acquartierata ad Agropoli, non avesse salvato la vita a quell’ex pirata maltese “Barabas”, come sarebbe stata diversa la sorte di Gioacchino!”

Gioacchino Murat, come riporta l’autore, è stato uno dei pochi re napoletani che, durante il suo breve regno, visitò la provincia di Salerno e il Cilento, verso cui mostrò particolari interessi.

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