“E se parliamo di Emozioni…Quelle vere??”

Manuela Fagone


Emozione deriva dal latino “emovère” che significa letteralmente “trasportare fuori, smuovere, scuotere”. Oggi l’emozione viene definita come “processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo”. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettro-corticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)”.
Le esperienze emotive avvengono in modo spontaneo e involontario e si creano in relazione ai significati che ognuno di noi attribuisce agli eventi; cambiano quando mutano i riferimenti o le situazioni sono valutate da un punto di vista differente.

Uno studio della Yale University ha stimato che ne viviamo oltre 500 al giorno, ma siamo coscienti solo di una piccola frazione. Purtroppo non siamo stati educati a riconoscerle, interpretarle, gestirle e utilizzarle a nostro vantaggio. Possiamo differenziare le “emozioni primarie”, e tra queste ci sono: la gioia, la tristezza, la rabbia, il disgusto, la paura (o ansia), la sorpresa. Le “emozioni complesse”, sono invece tutte quelle che emergono durante l’esperienza, quando la persona deve assolvere un compito adattivo. Vengono chiamate emozioni complesse e sono ad esempio: la vergogna, il senso di colpa, il rimorso, l’invidia.
Le emozioni non vanno confuse con i sentimenti: gli scienziati sostengono che, se l’emozione descrive la risposta del cervello a determinati stimoli, il sentimento descrive la nostra impressione consapevole di tale risposta. 

Le funzioni delle emozioni sono quelle di generare cambiamenti fisiologici necessari per adattarsi, preparare l’organismo all’azione e regolare la comunicazione attraverso l’espressione.
Esse hanno un ruolo fondamentale a livello evolutivo, servono a proteggerci, a riconoscere i pericoli e a difenderci da essi. Se viviamo però un’emozione troppo intensamente o se non riusciamo a decifrarla corriamo il rischio di venirne travolti.

Le emozioni organizzano le azioni, motivando il nostro comportamento e preparandoci all’azione. Esse informano noi stessi, grazie a sensazioni e intuito, e comunicano agli altri tramite le espressioni facciali e la comunicazione non-verbale.
Riconoscere ed ascoltare le proprie emozioni, evitando di ignorarle, reprimerle e negarle ci permette di usarle per muoversi nel mondo per meglio adattarci alla realtà e alle sfide della vita. Secondo la teoria darwiniana, tutte le emozioni sono indispensabili da un punto di vista evolutivo: sono il risultato di un lungo processo di adattamento che ha reso più efficaci le risposte degli esseri umani all’ambiente circostante, garantendo la sopravvivenza della specie. Per esempio: senza paura non ci fermeremmo al semaforo rosso; senza rabbia non ci difenderemmo dalle ingiustizie e dalle offese; senza la tristezza non riusciremmo a elaborare i lutti e le perdite.

Le emozioni, nello specifico, svolgono 3 funzioni fondamentali:
Ci attivano a livello neurofisiologico, preparandoci all’azione. Ci spingono a mettere in atto un comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza la mediazione del ragionamento. Permettono di risparmiare tempo in caso di pericolo o di emergenza.
Comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della voce, la postura, i gesti e le azioni forniscono agli altri un segnale importante sul nostro stato.
Informano noi stessi di come stiamo. Sono segnali che parlando del nostro stato interno, dei nostri livelli di soddisfazione e benessere. Per esempio, ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.

É sempre opportuno riconoscere e ascoltare le emozioni perché:
prevengono il disagio e ci aiutano a stare meglio; favoriscono buone relazioni e migliorano i nostri comportamenti sociali; aiutano i processi di apprendimento, motivazionali e decisionali; facilitano la prevenzione e la risoluzione dei conflitti relazionali; favoriscono comportamenti positivi e cooperativi.

Capita a volte che le emozioni vengano vissute come qualcosa che non ci appartiene, non fa parte di noi, da nascondere, addirittura da negare e reprimere. Esse invece, tanto quelle piacevoli che quelle spiacevoli, sono una inestimabile risorse per ognuno di noi. L’importante è ascoltarle.
Le emozioni hanno un ruolo adattivo perciò ci guidano nella nostra esperienza. Se le vogliamo evitare, reprimere o tendiamo ad inibirle aumenteremo la probabilità di sviluppare un sintomo di malessere.
Reprimere e non condividere la gioia, ad esempio, ci porta ad un minor benessere individuale e relazionale, aumentando la sensazione di chiusura e solitudine. Se ci abituiamo a non condividerla, saremo tendenzialmente portati a non provarla anche nei casi di futuro successo.
Se viene trascurata la paura, rifiutata o non la si riconosce, può portare a problemi di disturbi di ansia, panico o fobie o stress.
Se non ci rendiamo conto o riconosciamo la tristezza avremo la tendenza a sentirci più soli poiché non attiviamo risorse relazionali. In casi estremi può portare a depressione o sfociare in dipendenze di alcol o droghe.
Per quanto riguarda la rabbia, se non viene espressa può portare a comportamenti distruttivi, senso di colpa e vergogna. Nella maggior parte dei casi in cui viene repressa o rifiutata porta a sintomi psicosomatici.

Essere consapevoli delle nostre e emozioni ci aiuta ad accettarle, a smettere di combattere contro di esse e di usarle come bussola per il nostro benessere
Che tipo di sentimento diventerà poi un’emozione, varia enormemente da persona a persona e da situazione a situazione, perché i sentimenti sono modellati dal temperamento e dall’esperienza individuale.
Due persone possono sentire la stessa emozione, ma etichettarla con nomi diversi.
E’ tutta una questione di interpretazione.

Per quanto riguarda gli stati d’animo si fa riferimento a dei tratti emotivi pressoché stabili e ricorrenti frutto del nostro temperamento e delle nostre caratteristiche di personalità. Gli stati d’animo non sono delle reazioni puntuali e degli stimoli definiti, come le emozioni, ma delle tonalità affettive di base che contraddistinguono l’umore di fondo con cui quella persona tende ad approcciarsi al mondo.
Gli stati d’animo sono molto più sfumati delle emozioni e infatti comportano una modesta attivazione psicofisica. Inoltre non si riferiscono ad un episodio e stimolo specifico, ma rappresentano, appunto, delle disposizioni affettive prive di una specifica motivazione all’azione.

É veramente difficile descrivere un’emozione! Un’ emozione si sente, si prova. Siamo troppo abituati a ragionare, a dire “lo so” e “non lo so”, ma raramente prima di dire cerchiamo di sentire, e spesso la risposta giusta non esiste, perché non riguarda nessuna conoscenza ma esclusivamente ed essenzialmente qualcosa che abbiamo dentro e che quindi possiamo sentire. Un’ emozione nasce da un qualcosa di inaspettato e tanto tanto forte che provoca qualcosa al cuore. Alle volte vediamo un’immagine, alle volte pensiamo ad un momento particolare, alle volte ci scontriamo con qualcosa che ci fa fermare, ci fa riflettere e ferma la vita in un batter di ciglio. Ci accorgiamo così di quante emozioni alle volte perdiamo per la nostra fretta per il nostro eterno correre.
Quando, per questioni alle volte forzate, ci dobbiamo fermare dalla quotidianitá e dobbiamo guardare la vita da un punto di vista meno stressante ci accorgiamo di quanto bella puo’ essere la nostra esistenza e che il dono che ci e’ stato dato e’ veramente prezioso.

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