I sensi del Cilento: Agropoli (Seconda parte)

Roberto Scola
Fornace di Agropoli

“Il mare d’inverno è un concetto che il pensiero non considera”. Mentre passeggio sul lungomare San Marco di Agropoli, mi gira in mente questa canzone di Enrico Ruggeri. Riparto il mio viaggio da qui. La spiaggia è piena di resti di mareggiate, la sabbia è chiara. Il mare sembra essere dipinto da un pittore sapiente che ha come obiettivo quello di rasserenare l’animo del suo osservatore. Recarsi qui in periodi dell’anno come i mesi primaverili o a settembre/ottobre mi riempie di gioia. Si può assaporare la bellezza in serenità e relax. Ammiro da lontano il faro che sfida le forze della natura nel buio della notte. E’ un segnale anche spirituale che giunge in nostro soccorso quando siamo in preda al delirio dei nostri abissi. Continuo il mio cammino, alle mie spalle il lungomare, sono in via Risorgimento tra le attività commerciali.

Decido di fare una piccola capatina nella zona appena riportata alla luce da qualche anno. La Fornace (antica fabbrica di mattoni ) è stata recentemente ristrutturata, un bellissimo esempio di archeologia industriale riportato alla luce da poco tempo che diventerà un museo. Poi il cine-teatro De Filippo e il famoso “Pallone” (come lo chiamavamo da ragazzi ) cioè il palazzetto dello sport ristrutturato da qualche anno. Questa parte di Agropoli è molto cambiata negli ultimi anni. Non si svolge più qui il tradizionale “mercato” del giovedì. Ricordo la gente dei paesi vicinori che venivano per gli acquisti, lo schiamazzo della gente che da giovane studente liceale arrivava nelle nostre aule al Liceo Scientifico “A.Gatto”. Lo spiazzo che ospitava il mercato è stato pavimentato, donando al luogo un felice e prospero risveglio per un polo culturale e sportivo sempre presente. Lasciato il caos della città arrivo al posto di Agropoli che più di tutti esalta i “cinque sensi” il tratto Trentova -Tresino.

Si apre davanti a me un percorso naturalistico spettacolare che regala emozioni ogni volta diverse, legate alle stagioni ed alle ore del giorno. Cammino, costeggiando il mare, immerso nella macchia mediterranea, nei suoi profumi e nei suoi silenzi interrotti solo dalle onde o dai versi di qualche animale. Più sono dentro a questo spettacolare scenario, più mi accorgo perché questo posto è Patrimonio UNESCO in qualità di “Paesaggio Culturale” di valenza mondiale, Riserva di Biosfera MAB-UNESCO, “Green Globe” per il turismo, Geoparco della rete europea e mondiale. Arrivo allo scoglio del sale che veniva usato da generazioni di agropolesi in tempi passati, per raccogliere il sale che veniva poi rivenduto alla marina di Agropoli presso la zona “salecaro”. Qui mentre ammiro un tramonto che affonda nel mare, ripenso alla straordinaria bellezza : paesaggistica, storica e naturalistica di questo luogo. Il villaggio di San Giovanni fondato nel 957 da Ligorio di Atrani, i “Ponti di Pietra” di epoca borbonica che ancora oggi si possono ammirare nella loro particolare architettura a chiave di volta, i “Casali contadini” costruiti tra il 1700 e il 1900 simbolo di una antica e laboriosa civiltà contadina, le “conche”, giganteschi massi di arenaria che dominano il versante nord della collina. Il nome deriva dalle enormi buche scavate dall’acqua piovana che, accumulandosi, formava un ottimo rifornimento idrico per viandanti, contadini e per la fauna presente nella zona.

Nel ritorno che mi porta a San Francesco (luogo dove è terminato il mio primo viaggio ad Agropoli), non si può non contemplare la spiaggia di Trentova. Un gioiello chiuso da due insenature, un posto che ferma il tempo . Ritorno a San Francesco , la piccola ma accogliente Chiesa che guarda al mare. Qui in questo tempo ancora incerto da ogni punto di vista rivolgo una Preghiera al Patrono d’Italia. Saluto Agropoli, resta ancora molto da raccontare, spero che il mio viaggio nei cinque sensi qui ad Agropoli trasmetta curiosità .Spero che la curiosità sia tanta e tale da esaltare ogni agropolese e non a compiere il suo personale viaggio.

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