Criticità al Tribunale di Vallo: basta critiche, servono soluzioni

Redazione Infocilento

«Il dibattito che si è generato in queste settimane attorno al Tribunale di Vallo è di interesse comune. Tale questione non riguarda solo gli addetti al settore, ma anche i comuni cittadini e di conseguenza la politica, che deve essere in grado di dare delle risposte. Infatti, quando si parla del Tribunale non si può prescindere dal ricordare che esso costituisce un presidio di legalità per l’intero territorio e come tale va difeso a tutti i costi, evitando divisioni ed inutili speculazioni». Così Nicola Botti consigliere comunale di minoranza appartenente al gruppo La Forza del futuro – Pd.

Dai dati pubblicati per l’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario si ricava che lo stato di sofferenza del Tribunale riguarda principalmente il settore civile, dove pendono quasi 8.584 procedimenti che certo non possono essere decisi con 5 magistrati, poiché in media, ognuno di essi ha 1.716 cause, a fronte di un carico “esigibile” che generalmente è stimato in circa 500 cause. C’è da aggiungere che di queste 8.584 cause, 1.845 durano da oltre un decennio, e 4.414 da oltre tre anni. Inoltre, la sezione “Previdenza e Lavoro” è in sofferenza, poiché il posto è stato a lungo scoperto e perché un solo magistrato non può far fronte a circa 4000 procedimenti, con nuove iscrizioni ogni anno per circa 1.800 procedimenti.

«È evidente come vi siano tutta una serie di problematiche alla base di questo stato di cose. In primo luogo, lo scarso organico oltre allo scarso funzionamento, in passato, della cosiddetta sezione “stralcio” (creata proprio per definire le cause “vecchie”), poi la presenza da venti anni solo di magistrati di prima nomina, il loro avvicendamento continuo ed i tempi lunghi di ogni sostituzione, un‘accentuata litigiosità civile (superiore addirittura a quella del Distretto di Milano) ed infine la scarsa efficacia della mediazione – dice Botti – È un problema, che se non affrontato idoneamente e con un metodo strutturale, è destinato a peggiorare. Detto ciò, non è accettabile solo una narrazione negativa del Tribunale, poiché in un’analisi seria e ragionata è opportuno anche prendere in considerazione ciò che funziona. Innanzitutto, nel settore tutelare e della volontaria giurisdizione i provvedimenti vengono emessi in tempi stretti. Sono più che accettabili i tempi delle separazioni e i divorzi nella fase critica, ovvero quella presidenziale.
Le procedure fallimentari pendenti sono circa 200 e nel solo anno scorso ne sono state definite circa 50, mentre le esecuzioni immobiliari sono state messe in movimento fino a quelle iscritte a tutto il 2020 e ne sono state chiuse 127. La definizione delle esecuzioni immobiliari e mobiliari supera le nuove iscrizioni.
Infine, in penale vi è stato un costante incremento della produttività dal 2015 in poi e la regolarizzazione del funzionamento dell’ufficio GIP – GUP con l’arrivo di un magistrato esperto. Si sono sensibilmente ridotte le sentenze di prescrizione e mediamente la definizione annua si attesta sulle 1.300 – 1.400 sentenze».

Il consigliere comunale vallese sottolinea la necessità di evitare polemiche e critiche e offrire anche delle soluzioni, a breve e lungo termine: «A breve termine, per arginare tale stato di cose, è necessario in primo luogo un aumento dell’organico e l’invio di altri magistrati (il Ministero della Giustizia a settembre del 2020 ha deliberato l’invio di 2 magistrati destinati al settore civile). Contestualmente si dovrà poi fare affidamento sulla magistratura distrettuale pure di recente potenziata e portata a 4 magistrati per il distretto di Salerno. A questo però, si deve aggiungere un’opera di pulizia delle cause pendenti di minor rilievo, definibili attraverso soluzioni transattive, e per le quali soprattutto l’Avvocatura si deve impegnare, altrimenti si corre il rischio che riempendo il Tribunale di cause modeste la durata di quelle importanti viene rallentata – dice – Come soluzione a lungo termine, dovrebbe essere valutata la proposta istituzione del Tribunale del Parco del Cilento. Infatti, mediante un allargamento della circoscrizione ai territori delle ex preture di Sapri, Capaccio e Roccadaspide), si realizzerebbe un Tribunale con almeno 22 magistrati ottenendo una minore incidenza dei ricambi e la realizzazione di condizioni di lavoro più accettabili tali da indurre i magistrati a rimanervi».

«Quando si affrontano determinati tipi di problematiche, bisogna essere ponderati, nelle valutazioni e nel metodo. Invece, è prassi diffusa, essere eccessivamente radicali, alimentando divisioni e personalismi. Oggi non è più possibile accettare tale modus operandi, soprattutto quando si parla del futuro del nostro territorio. L’interesse comune dovrebbe essere quello di chiedere un rafforzamento dei servizi ed una lotta per la loro permanenza sul territorio, poiché oltre alla loro prossimità, vi è soprattutto un aspetto meramente economico, legato al flusso che essi generano quotidianamente e di sicurezza – conclude Botti – La capacità di visione di cui dovrebbe essere dotata la politica, impone unità e cooperazione tra le diverse forze in campo oltre che tra i territori, per evitare ancora una volta la nostra marginalizzazione».

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