Agropoli, denunciata per aver violato la quarantena, la famiglia si difende

Sergio Pinto

AGROPOLI. E’ stata accusata di non aver rispettato l’obbligo di quarantena e di aver lasciato l’Italia per recarsi negli Stati Uniti nonostante fosse positiva al covid. Il caso che riguarda una donna americana residente ad Agropoli, è stato però parzialmente smentito dalla sua famiglia che racconta un’altra versione dei fatti rispetto a quella resa nota dal Comune di Agropoli attraverso una nota stampa (leggi qui).

La versione della famiglia

La vicenda ha avuto inizio nella seconda metà di febbraio quando il figlio della donna, che frequenta la scuola media “Rossi Vairo”, è rientrato con raffreddore e mal di gola. E’ rimasto a casa per alcuni giorni prima che guarisse, ma dopo un po’ anche la moglie ha avvertito gli stessi sintomi, aggravati dalla febbre.
Ecco allora che il marito, a scopo precauzionale, ha contattato un laboratorio privato per sottoporre il suo nucleo familiare a tampone: il ragazzino è risultato negativo mentre la madre, pur se i sintomi erano intanto scomparsi, è risultata positiva. A quel punto il laboratorio privato ha informato l’Asl della positività.

I medici dell’azienda sanitaria hanno imposto per tutti l’ordine di quarantena e disposto un nuovo tampone dopo 10 giorni dal primo riscontro della positività: la donna e il figlio sono risultati positivi, il marito negativo.

Quest’ultimo ha però voluto rivolgersi nuovamente ad un laboratorio privato per avere una ulteriore conferma e da questi test è emerso che nessuno era positivo al covid.

L’Asl, però, non prende in considerazione questo referto e sottopone la famiglia ad un nuovo tampone: questa volta il figlio risulta negativo e la madre di nuovo positiva. Ancora una volta, però, il risultato non viene confermato dal laboratorio privato a cui la famiglia continua a rivolgersi. Per quest’ultimo esame tutti sono negativi.

Considerato che il Ministero della Salute consente dopo 21 giorni di quarantena e 3 tamponi negativi permette di uscire dall’isolamento, la famiglia ha pensato bene, autorizzata anche dall’ambasciata americana, di far ritorno negli Stati Uniti. Qui tutti sono stati sottoposti nuovamente a tampone risultando ancora una volta negativi. Insomma una vicenda ingarbugliata che mostra dei limiti nell’iter burocratico che coinvolge le persone affette da covid.

L’unica cosa che sembra certa è la buona fede della famiglia, non certo intenzionata a “fuggire” dall’Italia mettendo a rischio la propria salute e quella altrui.

Condividi questo articolo
Exit mobile version