Vaccini a over 80, appello dal Cilento: serve chiarezza

Arturo Calabrese

RUTINO. «Da oltre 20 giorni, mi madre è in attesa di essere convocata per la somministrazione della prima dose del Vaccino anti Covid, ma non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione». Comincia così la denuncia di Angelo Bianco, figlia della 92enne Elvira Guarino di Rutino. «Come da prassi – continua – ho effettuato la prenotazione sul portale ed ho anche ricevuto la mail di conferma. Era il 6 di febbraio, un sabato pomeriggio, e ad oggi son trascorsi ben 22 giorni».

Attesa per i vaccini e nessuna certezza

Ciò che preoccupa Bianco e la sua famiglia è la lunga attesa a cui sono obbligati, anche alla luce dell’inizio della campagna vaccinale per gli ultraottantenni. Diversi vecchietti cilentani, infatti, hanno già ricevuto la prima del vaccino e sono già stati convocati per l’inoculazione del richiamo, prevista per i primi giorni di marzo e dunque a stretto giro. Attese e silenzi da parte dell’Azienda Sanitaria Locale di Salerno hanno indotto Angelo Bianco a chiedere lumi all’ente, ma i silenzi continuano.

L’uomo non si arrende e si reca fisicamente alla sede di Agropoli, quella più vicina al suo domicilio. «Non ho avuto modo di parlare con nessuno – racconta – salire in ufficio per discutere con un dirigente e avere ragguagli sarebbe stato difficile se non impossibile, a causa delle norme Covid che contingentano l’ingresso del pubblico negli uffici, ma non mi è stato concesso nemmeno di avere un colloquio telefonico  con chicchessia».

Nel racconto del figlio della 92enne, che amorevolmente la accudisce col resto della famiglia, c’è tantissima amarezza ma anche una richiesta: «vorrei capire quale sia il criterio che l’Asl usa per stilare la graduatoria dei convocati da vaccinare – dice – e soprattutto perché alcuni sono già stati nei centri adibiti per ricevere la prima dose, e breve avranno la seconda, mentre su mia madre non c’è alcun tipo di notizia».

Il timore dei familiari di Elvira Guarino è che quanto sta accadendo sia foriero di cattive notizie e problematiche per la 92enne. «Prima o poi qualcuno dovrà farci sapere qualcosa – chiosa Bianco – ne va del sacrosanto diritto alla salute».

La procedura di vaccinazione nel Cilento, effettivamente, sta andando molto a rilento e tante sono le criticità riscontrate dai cittadini. A vivere maggiormente le difficoltà sono gli anziani impossibilitati a muoversi o a lasciare la propria abitazione a causa delle condizioni di salute. Per loro, l’Asl dovrebbe attivare un servizio di vaccinazione a domicilio, ma su questo fronte c’è ancora molto incertezza e si è in attesa di capire quali saranno le disposizioni. Similmente a chi non può uscire di casa, anche altre persone hanno riscontrato serie difficoltà.

Il centro vaccinale allestito presso l’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania abbraccia molti piccoli centri del Cilento ma essi distano molto l’uno dall’altro. In qualche caso, e la situazione della viabilità non ottimale gioca un ruolo fondamentale, la percorrenza per raggiungere il presidio ospedaliero può essere anche di un’ora e a doversi spostare sono persone anziane, spesso malate, che hanno necessariamente bisogno di essere accompagnate da un familiare, con tutti i pericoli che ne conseguono in quanto, cosa che purtroppo si dimentica, stiamo vivendo un’emergenza sanitaria di livello planetario.

Molti primi cittadini cilentani hanno portato all’attenzione dei vertici sanitari la situazione, ma poco è cambiato. Il sindaco facente funzioni di Castellabate Luisa Maiuri, in seguito alla convocazione dei suoi concittadini, ha chiesto l’attivazione del centro vaccinale di Agropoli, un qualcosa che l’Asl ha fatto, tant’è che anche da altri comuni limitrofi i nonnini si stanno recando nel presidio agropolese.

Luciano Trivelli, primo cittadino di Montano Antilia, oltre a parlare e a denunciare ha agito in prima persona: con la sua vettura privata, ha accompagnato gli anziani del suo comune all’ospedale di Vallo per vaccinarsi. «La situazione è difficile –  ha detto – ed ognuno deve fare la propria parte. Trasportare i miei compaesani all’ospedale è un atto d’amore nei loro confronti e verso la mia terra».

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