Il Cilento e gli antichi mestieri, la storia di Nicola Vecchio e la sua passione per il restauro

Antonio Pagano

Il Cilento era una terra di artigiani e di coltivatori. Rispetto ai tempi di oggi, prima c’erano molti più lavoratori manuali, come fabbri, panettieri, calzolai, boscaioli, scalpellini, muratori, barbieri, e altri ancora. Con l’evoluzione della tecnologia e l’insorgere delle macchine questi antichi mestieri sono andati via via scomparendo lasciando posto all’innovazione e alla modernità; è anche vero però che i sapori e i mestieri di una volta stanno recuperando fortemente terreno, se non altro a livello culturale, nella nostra realtà locale.

Tra i tanti è il caso di Nicola Vecchio, restauratore cilentano originario di Gioi, che fin da piccolo sulle orme del padre ha coltivato la sua passione per il restauro.”Mi sono appassionato al restauro e alla lavorazione del legno nella falegnameria di mio padre Giovanni fin dai tempi della scuola – dice Nicola Vecchio titolare di un laboratorio di restauro dal 2000 a Vallo della Lucania – poi dopo il liceo sono andato a Firenze dove ho frequentato un
Istituto per l’arte e il restauro e fatto pratica in varie botteghe fiorentine”.

Un mestiere manuale che richiede molte ore di lavoro ma che da molte soddisfazioni. “In media lavoro tra le 8-10 ore al giorno – dice il restauratore – Il tempo di lavorazione di un intervento di restauro varia dal tipo di mobile e dallo stato di conservazione .

“Secondo me bisogna riprendere tutti i lavori artigianali e manuali per non far scomparire gli antichi mestieri che hanno reso il” Made in Italy” un marchio unico al mondo”, conclude.

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