Cilento, picchiarono disabile: studenti a processo

Carmela Santi
Istituto Ancel Keys
Istituto Ancel Keys - Castelnuovo Cilento

Picchiarono in testa una compagna di classe disabile, la scena di violenza fu ripresa e diffusa tra i ragazzi. Nel video la ragazzina diversamente abile veniva derisa ed umiliata. Per i protagonisti di questa vicenda è iniziato il processo presso il tribunale dei Minori di Salerno. L’episodio si verificò agli inizi del mese di novembre del 2019, in una delle classi dell’istituto alberghiero Ancel Keys di Vallo Scalo. Nel corso della prima udienza, che si è svolta nei giorni scorsi, due compagni di Rebecca, la chiamiamo così per tutelare la sua identità, avrebbero “ammesso” le proprie responsabilità davanti al presidente del Collegio. Per entrambi, su richiesta del Pubblico Ministero, si aprirà un percorso di recupero.

Saranno nominati alcuni psicologi, che decideranno un piano di lavoro ben preciso e che dovrà portare i ragazzi a riconoscere la gravità del loro gesto ai danni della compagna di classe. Il piano di recupero dovrà essere valutato ed approvato dal Pubblico Ministero. Rebecca, la chiameremo così per tutelare la sua identità, all’epoca dei fatti aveva 14 anni. Sin dalla nascita soffre di un ritardo. Come tutti i suoi coetanei ultimate le medie ha voluto iscriversi al primo anno di scuole superiori.

I genitori hanno scelto l’istituto alberghiero affidando la propria figlia alla scuola. La donna non avrebbe mai immaginato di dover vedere invece sua figlia schiaffeggiata e derisa da alcuni suoi compagni di classe. Subito dopo l’episodio si rivolse prima alla dirigenza dell’Istituto scolastico e subito dopo ai carabinieri della compagnia di Vallo diretti dal capitano Annarita D’Ambrosio.
Nel video diffuso tra i ragazzi fu ripresa tutta la scena in cui Rebecca era seduta tra i banchi. Dinanzi e di fronte a lei c’era un gruppetto di ragazzi che ridevano. Ad un certo punto uno si avvicina alla ragazza per schiaffeggiarla.

Nel video è ben visibile che Rebecca aveva cercato di difendersi dai compagni “cattivi”. Dopo il primo schiaffo ricevuto in testa, la ragazza alza le mani in segno di difesa, poi arriva la seconda sberla e i compagni iniziano a ridere. Una scena in cui la ragazza veniva derisa ed umiliata. Subito dopo l’episodio gli autori furono sospesi da scuola per qualche giorno. L’opinione pubblica si divise. Anche tra i docenti dell’istituto scolastico ci furono reazioni contrastanti. All’udienza di qualche giorno fa ha preso parte anche dirigente scolastica. Amareggiata ed arrabbiata la mamma di Rebecca che ancora oggi si chiede il perché di tanta cattiveria nei confronti di sua figlia.

A RETTIFICA DI QUANTO SOPRA SI RIPORTA NOTA DEL LEGALE DAVIDE GIANNATTASIO, DIFENSORE DELL’INDAGATO:

“Contrariamente a quanto riportato negli articoli richiamati, in sede giudiziale è emerso che gli episodi contestati agli indagati ed in particolare all’indagato M.A.F non risultano affatto integrare atti di “bullismo e/o cyberbullismo” finalizzati a deridere o umiliare, volontariamente e coscientemente, una loro compagna di classe disabile ma degli episodi occasionali posti in essere nell’ambito di un contesto di “gioco” diretto e gestito da altri compagni di classe, non fatti oggetto di indagine penale, sotto la minaccia di atti ritorsivi nei confronti dello stesso indagato M.A.F.. E’ altresì emerso chiaramente che l’indagato M.A.F. non ha mai avuto nessuna intenzione di colpire o deridere volontariamente la propria compagna di classe perché disabile ma che, anzi, dopo l’episodio in contestazione, ha prontamente e pubblicamente provveduto a chiederle scusa, riprendendo con lei i normali rapporti fra compagni di classe, anche con l’ausilio e la fattiva collaborazione di alcuni docenti e della stessa Dirigente dell’Istituto scolastico. Parimenti, si è acclarato che: 1) la ripresa video a mezzo cellulare dell’episodio in contestazione è stata effettuata ad iniziativa di altro compagno di classe del M.A.F. 2) il M.A.F. non era affatto a conoscenza che veniva effettuata tale ripresa; 3) in tale episodio il M.A.F. non ha né umiliato né schiaffeggiato la propria compagna di classe ma, solo perché a ciò comandato da altri compagni di classe a seguito del “gioco” che stavano facendo, si è limitato, una sola volta, visto che la prima volta non l’ha neppure toccata, a sfiorarle i capelli con la mano; 4) il M.A.F. è del tutto estraneo alla diffusione di tale video mediante whatsapp sul gruppo della classe. Il M.A.F., avendo comunque preso coscienza che tali gesti e tali comportamenti non vanno assolutamente posti in essere e/o assecondati, neppure per “gioco” e/o se imposti da altri, si è dichiarato disponibile, allo stato, all’applicazione dell’istituto della messa alla prova che, come è notorio, comporta la sospensione del processo con conseguente estinzione del reato in caso di esito positivo ovvero di prosecuzione del processo, in caso contrario”

TAG:
Condividi questo articolo
Exit mobile version