Gioi, nonostante la pandemia non si ferma l’attività del Mig

Arturo Calabrese

GIOI. È la cultura l’aspetto su cui si può puntare per fermare il lento declino a cui sono destinati i piccoli borghi dell’entroterra. Un semplice enunciato su cui la 31enne Ludovica Grompone ha costruito diversi progetti di sviluppo, tutti orbitanti intorno al museo di Gioi, di cui è direttrice. Tale luogo di cultura è una realtà civica, quindi dipendente dal comune, che sorge all’interno del convento di San Francesco.

Il Mig, per l’appunto Museo Interattivo di Gioi, offre l’opportunità di affrontare un viaggio, con video e ricostruzioni digitali, alla scoperta del borgo cilentano. Al centro del percorso vi saranno le strutture artistiche ed architettoniche, ma anche testimonianze archeologiche uniche.

«Usciamo da un momento storico in cui i luoghi della cultura non hanno potuto aprire le proprie porte e diffondere il sapere – dice la direttrice – anche la piccola realtà di Gioi ha dovuto chiudere, ma abbiamo resistito con forza e orgoglio. Oggi il futuro è incerto per vari motivi – continua – e a maggior ragione si deve progettare e porre le basi per il domani». Il Mig, dopo un periodo di chiusura, ha da poco ripreso le proprie attività ma sta già portando avanti diverse progettualità: «Abbiamo vinto un bando per l’acquisto di volumi e libri di testo – spiega – abbiamo deciso di rifornirci di testi riguardanti varie branche dell’archeologia come, ad esempio, quella medioevale, l’archeologia del paesaggio e dell’architettura. Abbiamo in programma di spostare la biblioteca comunale nel convento e di incrementare la collezione coi nuovi libri».

L’obiettivo è quello di far diventare il convento di San Francesco un polo culturale e un centro studi aperto a tutti.

«È un luogo tranquillo dove è facilissimo rilassarsi – racconta la direttrice – ed è ottimo per dedicarsi agli studi, immersi nel silenzio». Altro progetto importante a cui il Mig parteciperà è Rete per il Sud, voluto dall’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco, di cui la stessa direttrice fa parte: «L’idea che riguarda il Cilento – argomenta – prevederà la creazione di una rete molto ampia che abbracci il territorio cilentana. Il fine ultimo è la nascita di un triangolo della cultura con ai vertici Capaccio Paestum, Gioi, Ascea e l’Area Archeologica di Velia. Origini in comune, aspetti storici e culturali simili, possono essere alla base della rete».

Tali progetti sono finalizzati alla creazione di posti di lavoro: «le nostre iniziative – conclude la direttrice Grompone – coinvolgono i giovani e il Servizio Civile. Così facendo imparano a conoscere il territorio dove vivono».

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