Alla scoperta del dialetto cilentano: “vasinicola”

Maria Fraiese

La “vasinicola”, nel dialetto cilentano, indica il basilico. Altre varianti dello stesso termine sono: vasonicola e vasilicoia.
La parola “basilico” deriverebbe dalla parola greca “βασίλειος” (basileios) e dal latino “basilicus” con il significato di “regale”. Infatti, alcuni ritengono che questa pianta sia così definita perché in passato veniva utilizzata per produrre i profumi del re o in riferimento all’utilizzo sacro da parte di alcune popolazioni orientali.

Una leggenda farebbe luce sull’impiego della parola dialettale “vasinicola”. Si narra che un certo re Nicola, di origini turche o persiane, coltivasse nella sua reggia soltanto la pianta di basilico. Dopo la sua morte, gli abitanti del luogo raccoglievano le foglie di basilico, che il re aveva lasciato, per utilizzarlo in cucina. I contadini chiamavano l’antico basilico come “l’erba dei vasi di Nicola”. Da questa espressione deriverebbe la parola “vasinicola”, appunto i vasi di Nicola.

Il basilico è originario dell’India e dell’Asia Tropicale, si diffuse dal Medio Oriente in Grecia e in Italia all’epoca di Alessandro Magno. A partire dal XVI secolo venne coltivato anche in Inghilterra e poi in America.

Gli antichi Romani pensavano che la pianta di basilico portasse sciagura e odio. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia (XX, 119), sosteneva che il basilico avesse capacità di generare stati di torpore e pazzia.

Nel Medioevo, la pianta veniva utilizzata anche per curare le ferite.

Anche oggi, il basilico viene definito “erba regia”.

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